Cammino in salita per la riforma costituzionale del bicameralismo perfetto e sulla nascita del nuovo Senato. Dopo la fronda sui senatori di nomina presidenziale, che ha visto mercoledì il governo battuto su due emendamenti presentati da Sel e minoranza Pd, la maggioranza prova di nuovo a fare quadrato. E va avanti per la sua strada confermando che i senatori a vita ci saranno. Stamattina in commissione Affari istituzionali alla Camera è ripresa la discussione sull'articolo 3, che riguarda i poteri del Presidente della Repubblica di nominare dei senatori. Una situazione paradossale perché mercoledì era stato approvato un emendamento che li aveva cancellati i cinque senatori di nomina presidenziale. La tensione era alle stelle. Alcuni deputati della minoranza Pd avevano chiesto di essere sostituiti al momento della votazione proprio per non ripetere la situazione di mercoledì scorso, pur non condividendo le scelte del governo. Poi la frenata, dopo la costatazione da parte della maggioranza che i numeri per votare l'articolo 3 c'erano comunque.
Intanto è stato approvato un emendamento che scioglie uno dei nodi che bloccavano i lavori. Il Senato potrà chiedere alla Camera modifiche ai ddl approvati ma con i 2/3 dei voti, e la Camera potrà non accogliere la richiesta solo con la maggioranza assoluta. L'emendamento disciplina l'iter legislativa tra Camera e Senato a seconda del tipo di leggi. Per quelle ordinarie il Senato può chiedere una modifica alla Camera la quale poi decide a maggioranza semplice. Per altre leggi il Senato può chiedere modifiche ma a maggioranza assoluta, e tale richiesta può essere respinta dalla Camera solo a maggioranza assoluta. Si tratta delle leggi che riguardano: Roma capitale; le disposizioni generali sul governo del territorio; il sistema della protezione civile; gli atti normativi dell'Ue; la cosiddetta clausola di salvaguardia; gli accordi tra le Regioni italiane e altri Stati o regioni straniere; il fondo perequativo per le Regioni svantaggiate; costi e fabbisogni standard; la finanza locale; il passaggio di comuni o province da una regione all'altra. Invece per quanto riguarda la legge di bilancio e la legge di stabilità il Senato potrà chiedere modifiche ma solo con i due terzi dei voti, e la Camera potrà non recepire tale richiesta solo a maggioranza assoluta.