giovedì 11 gennaio 2024
Il rapporto Ispra relativo al 2022 indica che è stato raggiunto (in ritardo) l'obiettivo del 65% sul totale ed è calata la produzione generale. Assoambiente: «Preoccupante l’aumento dell’export»
La raccolta dei rifiuti urbani a Roma

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Promossa a metà la gestione dei rifiuti in Italia secondo i dati forniti dal Rapporto rifiuti urbani, relativo al 2022, presentato il mese scorso dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), con il contributo con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente (Arpa).

Aumenta la raccolta differenziata, cala la produzione complessiva di rifiuti. Ma non tutti gli obiettivi sono ancora stati raggiunti e, segnala Assoambiente (Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare, smaltimento di rifiuti e bonifiche), mancano impianti di chiusura del ciclo di rifiuti e viene inviato all’estero ancora l’equivalente di due impianti di incenerimento.

Il Rapporto dell’Ispra relativo al 2022 indica che è in aumento la raccolta differenziata, che ha raggiunto il 65,2% della produzione totale di rifiuti, ed è calata la produzione di rifiuti urbani dell’1,8% rispetto al 2021. Anche il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è calato di 2,2 euro per abitante, scendendo da 194,5 euro del 2021 a 192,3 euro dell’anno successivo.

Tuttavia, osserva Assoambiente, non tutti gli obiettivi sono stati centrati o appaiono a portata di mano. Commenta Chicco Testa, presidente di Assoambiente: «Bene la riduzione dei rifiuti, il raggiungimento dell’obiettivo di raccolta differenziata, l’aumento di produzione energetica sia dagli inceneritori che dei digestori anaerobici, la stabilizzazione dei costi».

Permangono alcuni nei: «Resta preoccupante – osserva Testa – l’aumento dell’export di rifiuti, il mancato aumento del tasso di incenerimento, il mancato raggiungimento dell’obiettivo relativo al tasso di riciclo effettivo, l’ancora elevato valore della circolazione infraregionale, l’alto tasso di conferimento in discarica».

Esaminando i dati dell’Ispra si evidenzia che le percentuali più alte di raccolta differenziata si registrano in Veneto (76,2%) e Sardegna (75,9%). Per la prima volta anche la Sicilia supera il 50%, raggiungendo il 51,5%, con un costante aumento nell’ultimo quinquennio. Assoambiente osserva che la percentuale è cresciuta ma è scesa la quantità assoluta di rifiuti, in particolare della frazione organica: da 18,953 milioni di tonnellate a 18,930. In generale, segnala il Rapporto, si evidenzia che al crescere della raccolta differenziata si riduce proporzionalmente lo smaltimento in discarica.

Positivo, commenta Assoambiente, che l’Italia abbia superato l’obiettivo del 65% che doveva essere raggiunto per legge nel 2012, ma non è stato ancora superato l’obiettivo del 50% di riciclo effettivo previsto dalla direttiva Europea per il 2020 (e sarà il 65% nel 2030) fermandosi al 49,2% (pur cresciuta rispetto al 48,1% dell’anno prima): sono aumentati gli scarti del riciclo, passati da 4,6 milioni di tonnellate a 4,8.

La produzione nazionale di rifiuti urbani è scesa a 29,1 milioni di tonnellate (-544mila tonnellate pari a un calo dell’1,8%), mentre sono aumentati sia il Pil (+3,7%) sia i consumi delle famiglie (+6,1%). Il fenomeno, osserva Assoambiente, riguarda praticamente tutte le Regioni e in particolar modo la Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Rifiuti urbani cresciuti però dello 0,4% nei 14 Comuni con più di 200mila abitanti.

Preoccupa invece Assoambiente l’aumento dell’export fuori Italia (+30%, da 550mila a 830mila tonnellate): significa che sono stati mandati all’estero l’equivalente dei rifiuti gestiti da due impianti di incenerimento medio grandi. Un dato che può essere letto accanto alla leggera diminuzione dell’uso della discarica come sistema di smaltimento, passato in termini quantitativi da 5,6 milioni tonnellate a 5,2 (dal 19% al 17,8%).

Un dato che, in termini assoluti, risulta dimezzato dal 2013, ma ancora lontano dall’obiettivo di un quantitativo massimo per i rifiuti urbani del 10% nel 2035, specie in alcune regioni (Sicilia, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata) che hanno tassi superiori al 30%. Mentre i rifiuti da imballaggio hanno già raggiunto i target europei per il 2025, con l’eccezione della plastica, che con il 48,9% è però prossima all’obiettivo del 50%.

In generale i costi, pur calati, non sono omogenei sul territorio nazionale: alCentro il costo medio è di 228,3 euro per abitante, al Sud di 202,3 euro al Nord di 170,3 euro. Il minimo è in Molise (141 euro), il massimo in Liguria (271 euro).

Infine, commenta Assoambiente, i dati Ispra «evidenziano una leggera riduzione del recupero energetico, 100.000 tonnellate in meno». L’analisi dei dati però indica che «il settore rifiuti si conferma un importante produttore di energia, in crescita, fondamentale nella transizione energetica e con un ampio margine di miglioramento».

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