Sono riprese stamattina le consultazioni del presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano per risolvere la crisi di governo apertarsi ieri con le dimissioni di
Enrico Letta. A partire dalle 10 il capo dello Stato ha iniziato gli incontri, i primi a salire al Colle i partiti che rappresentano le minoranze linguistiche. I colloqui più importanti sono previsti nel pomeriggio. Alle 18,30 Napolitano incontrerà la delegazione di Forza Italia, guidata da
Silvio Berlusconi. Alle 19,15 l'incontro con i capigruppo alla Camera e al Senato del Pd,
Roberto Speranza e
Luigi Zanda. Non ci sarà il segretario Matteo Renzi. Hanno scelto di non partecipare alle consultazioni il M5S, che da stamattina sta tenendo un'asseblea pubblica in piazza Montecitorio, e la Lega. Una scelta accolta da Napolitano con "stupore e rincrescimento".
LA STRATEGIA DEL SINDACO E IL RISIKO DEI NUOVI MINISTRI
Come uno stratega, Matteo Renzi gioca su più piani la sua nuova partita, in attesa di ricevere l’incarico da Giorgio Napolitano. Il sindaco di Firenze già lavora da premier e ha diversi tavoli allestiti, per evitare che l’accelerazione e la defenestrazione di Enrico Letta gli si ritorcano contro. Il «fattore tempo è determinante», spiegano i suoi. Motivo per cui già domenica sera il segretario del Pd potrebbe essere pronto con la sua lista di ministri da portare al presidente della Repubblica, anche se in molti accreditano lunedì come il giorno più probabile. Ma non è solo la partita del governo quella che il leader democratico deve preparare. La riforma elettorale va portata a casa al più presto, e qui il "risiko" non è con gli alleati, ma con gli avversari di Forza Italia. Da non trascurare, però, anche il tavolo del partito. Il sindaco di Firenze vuol portarsi a Palazzo Chigi i fedelissimi che finora lo hanno aiutato nella scalata, ma così facendo rischia di lasciare scoperto Largo del Nazareno, dove – senza nessuno a presidiare – c’è bisogno di mantenere lo stesso equilibrio raggiunto in Direzione, per evitare possibili nuovi ripensamenti della minoranza, che finirebbero per abbattere un esecutivo con tutto il suo premier-leader. E allora starebbe pensando alla poltrona di vicesegretario per il fedelissimo
Lorenzo Guerini. Di certo, restano la formazione del governo e il suo programma la priorità di queste ore. Ieri Renzi si è chiuso a Palazzo Vecchio con
Graziano Delrio, unico ministro "suo" nell’esecutivo-Letta – e insieme hanno studiato la squadra da mettere in campo. L’idea è quella di ridurre al massimo il numero dei ministeri. Ai 13 con portafoglio, potrebbero esserne aggiunti due o tre. Dieta per i sottosegretari e rispetto della parità di genere restano i capisaldi su cui il titolare delle Regioni e il sindaco hanno lavorato. Delrio studia i possibili equilibri da raggiungere con gli alleati. E ancora in dubbio resta l’ipotesi di una spaccatura di Sel, che oggi dovrebbe incontrarsi, in una riunione che si preannuncia infuocata. Qualche voto in più, dunque, potrebbe arrivare proprio da sinistra, dove però Vendola ha escluso di poter entrare in un esecutivo insieme a Ncd.Tempi rapidi, dunque, per arrivare in aula al Senato già martedì. E allora si corre anche per stendere il programma di governo, nel quale, annuncia Matteo Richetti, potrebbe esserci anche qualche misura «shock». Nell’agenda verrà recepito il "jobs act". Pochi punti, ma dirompenti. L’obiettivo è il rilancio dell’occupazione, con il taglio dei costi del lavoro e un sostegno al reddito per i compensi bassi di 100 euro. L’attesa riduzione del cuneo fiscale appare dunque verosimile. Un capitolo sarà dedicato alla scuola, mentre si annuncia una vera e propria guerra alla burocrazia. Renzi, poi sul modello di quanto fatto a Firenze, vorrebbe creare una cabina di regia a palazzo Chigi.Quanto al valzer delle poltrone, dovrebbero essere riconfermati
Lorenzin (alla Salute che potrebbe essere accorpata con il welfare),
Lupi e Mauro, della vecchia guardia. Per il resto, secondo Renzi, servono personalità giovani e competenti. Mentre sono da sciogliere i nodi degli Esteri, dove
Bonino dovrebbe essere confermata, dell’Interno, al quale potrebbe andare
Franceschini, e soprattutto dell’Economia, dove girano i nomi di
Reichlin e Guerra.