Gli attacchi di Confindustria e Cgil non lo
scalfiscono e non intende fare passi indietro rispetto agli stipendi
dei super manager: se a maggio gli impegni presi con gli italiani
saranno rispettati, Matteo Renzi si dice disposto ad incassare
qualsiasi tipo di polemica.
Il presidente del consiglio ha preso al parola davanti ai
microfoni del Tg1 rinunciando ai 140 caratteri di Twitter per
rispondere alle prese di posizione della "strana coppia", come lui
stesso l'ha definita, composta da Susanna Camusso e Giorgio Squinzi.
Strana perché per vent'anni, come ricordato dal premier, sindacato e
industriali se le sono date di santa ragione mentre ora " si
arrabbiano" con il governo perchè "ha abbassato l'Irap. Bene, ce ne
faremo una ragione", ha sottolineato Renzi con il sorriso sulle
labbra: "L'importante è che l'italia si rimetta in moto". "Posizioni come quella di Renzi, che
riducono le forme di partecipazione, indeboliscono la
democrazia. Sempre. Non è un giudizio su questa fase, ma
un'affermazione di scuola". Così la leader della Cgil
Susanna
Camusso in un'intervista alla Stampa in cui ribadisce:
"Cancellare la rappresentanza è un errore ed espone a rischi".
"Scavalcare le parti sociali è una mossa conservatrice".Il registro renziano non cambia nemmeno quando il
discorso si sposta sui manager, per i quali il governo prevede un
drastico abbassamento del tetto massimo degli stipendi: a dare voce
agli scontenti è stato l'ingegner
Mauro Moretti che ha minacciato,
non solo di lasciare le Ferrovie dello Stato, ma l'Italia.
"Resisteranno a parole", ribatte Renzi, "ma poi è naturale che le
cose cambino" perché "non è possibile che l'ad di un una società
guadagni mille volte più di un operaio. Noi non molliamo, dobbiamo
tornare a un principio di giustizia sociale". Il modello, dunque, è
quello di Olivetti e del rapporto 1 a 10 tra lo stipendio
dell'operaio e quello del manager.