"Vorrei il Tfr in busta paga già dal
2015 ma senza danneggiare le piccole e medie imprese. Per cui il
provvedimento va studiato con attenzione anche sentendo i
sindacati". Matteo Renzi torna sull'idea di rendere
disponibili i soldi del Tfr ai cittadini nonostante il mare di
critiche provenienti da destra e sinistra su un provvedimento
che Confindustria vede come il fumo negli occhi.
Quelli del Tfr "sono soldi dei lavoratori" e "come accade in
tutto il mondo non può essere lo Stato a decidere per lui. Ecco
perché mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del Tfr
andassero subito in busta paga. Questo si tradurrebbe in un
raddoppio dell'operazione 80 euro" ha spiegato il premier domenica. Il tutto proprio alla vigilia di una settimana chiave per
il percorso del Jobs act.A mettere i puntini sulle i ci pensa, a margine di una conferenza stampa, il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "Il Tfr in busta paga è previsto chesi farebbe su base volontaria" spiega.
Renzi sembra proprio voler giocare a tutto campo: oggi probabilmente incontrerà il ministro
dell'Economia Padoan; mentre al Senato il ministro Poletti
cercherà affannosamente la quadratura del cerchio del Jobs act
incontrando senatori della maggioranza e del Pd. La minoranza
dem infatti non molla e insiste sulle modifiche al provvedimento
paventando fuoco e fiamme nel caso il Governo scegliesse la via
della fiducia sull'abolizione dell'articolo 18. Al contrario gli alleati di Ncd puntano i piedi ad ogni modifica del testo iniziale (in particolare l'estensione del reintegro ai licenziamenti disciplinari). Altro tema caldo il crollo delle tessere e le accuse di mancanza di collegialità rivolte al leader sempre dalla minoranza del Pd con il premier che ribatte: "meglio una tessera finta in meno e un'ide ain più".
"Il lavoro è la nostra emergenza - ha
spiegato il premier difendendo il provvedimento - sarà
bello spiegare cosa cambia per un giovane precario, per un
cinquantenne disoccupato, per una mamma senza tutele. Ma ne
parleremo prestissimo".
Tira dritto Renzi, marciando a tappe forzate verso il vertice
europeo di Milano di mercoledì al quale vorrebbe presentare il
bottino grosso dell'approvazione in Senato del Jobs act. Ma sarà
difficilissimo visto anche lo stallo delle Camere sulla nomina
dei due giudici per la Consulta. Per martedì è prevista la
diciassettesima votazione ma anche su questo punto una soluzione sembra lontanissima.
Intanto Renzi spiega la sua visione e replica alle critiche
sull'idea di trasferire il Tfr in busta paga premettendo che
"alla luce delle misure della Bce", il sistema bancario ha
notevoli riserve di liquidità. Non rinuncia poi a fornire
un dato positivo: a febbraio il numero degli occupati è
cresciuto di oltre 80mila unità. Martedì alle 8 vedrà sindacati e parti
sociali a palazzo Chigi e non rinuncia a un pò di ironia
scherzando sulla sua disponibilità: "Quando martedì presenteremo
alle parti sociali la proposta" sul Tfr "riapriremo persino la
sala verde di Palazzo Chigi, quella degli incontri coi
sindacati, si vede che sto invecchiando". Se per Bonanni il vertice di domani deve servire a cambiare passo resta teso il clima con la Camusso che continua a paragonare il premier alla lady di ferro Thatcher. L'incontro con i sindacati, spiega il ministro Poletti "è una sfida reciproca". Il governo probabilmente mettera sul piatto una legge sulla rappresentanza sindacale, dai sindacati fortemente richiesta, per ottenere in cambio un assenso su un rafforzamento della contrattazione di secondo livello da "giocarsi" poi con gli alleati.