venerdì 18 aprile 2014
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L’aumento in busta paga stanziato per la finestra maggio-dicembre 2014 varrà solo per i redditi dagli 8mila ai 24mila euro, con picco massimo tra 18 e 24 e "discesa progressiva" sino ai 26, mentre per gli "incapienti" (salari e famiglie incluse nella no-tax area) l’intervento è rinviato al prossimo autunno, probabilmente alla legge di stabilità. Idem per le partite Iva, escluse dal beneficio. L’intervento di riduzione fiscale, che comprende anche il calo Irap del 10% per le imprese, finanziato con l’aumento al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie, in tutto vale 6,9 miliardi. Solo 4 miliardi sono "strutturali", cioè tagli permanenti alla spesa pubblica. Un miliardo proviene invece dal taglio agli incentivi alle imprese, in particolare all’autotrasporto; 2,1 miliardi sono "strappati" all’acquisto di beni e servizi da parte di amministrazioni centrali e locali; 900 milioni vengono conteggiati come "operazione-sobrietà": 150 milioni li darà la Rai, con il via libera alla vendita di Raiway e alla riduzione delle sedi regionali, 60 milioni dagli organi costituzionali, 100 milioni dalla cancellazione delle province, 200 dai dicasteri, qualche spicciolo dall’annullamento delle tariffe postali agevolate per la comunicazione politica dei partiti. Nel capitolo "sobrietà", la parte del leone spetta alla riduzione degli stipendi dei top manager per tutti gli enti e le partecipate pubbliche al 100%, dove entra in vigore il tetto di 240 mila euro (riguarderà tutte le istituzioni elencate nel salva-Italia di Mario Monti, e non saranno esentati i magistrati). Strutturale anche l’intervento sulle auto blu – che saranno massimo 5 a dicastero - mentre vanno letti sul medio periodo i benefici di riforme come la riduzione da 8.000 a 1.000 delle partecipate attraverso l’intervento della Cassa depositi e prestiti, l’obbligo di pubblicazione on line entro 60 giorni delle spese pubbliche, la riduzione da 32.000 a 50 delle centrali d’acquisto di beni e servizi. Alla voce “una tantum”, ecco altri 2,9 miliardi. In questo caso la parte del leone tocca alle banche, che pagheranno per il 26 per cento la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Poi ci sono i 600 milioni di maggiore gettito Iva legato ai pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Mentre altri 300 milioni vengono dal rientro d’evasione effettivamente certificato nei primi 3 mesi del 2014. Il governo ha assicurato infine che il bonus verrà confermato anche nel 2015 - quando servirà una copertura da 15 miliardi - attraverso la legge di stabilità.
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