Una direzione Pd decisamente vivace, con una discussione anche ruvida, che comunque si è conclusa a tarda sera con l'approvazione della relazione del segretario Matteo Renzi con 98 voti a favore e 13 contrari (e nessun astenuto)."Milioni di italiani non ne possono più delle nostre dispute interne", ha detto Renzi, dopo essere stato attaccato da Gianni Cuperlo, leader della corrende SinistraDem, che lo ha accusato di non essere all'altezza del ruolo ricoperto. "Ti manca la statura del leader anche se coltivi l'arroganza del capo". "È un giudizio politico che rispetto - risponde Renzi - ma io ho l'ambizione, Gianni direbbe l'arroganza, di proporre una sinistra credibile, possibile e riformista. Credo non sia la stessa di Gianni. Per me oggi la sinistra è creare posti di lavoro in un Paese in cui la disoccupazione giovanile è al 39%", ha aggiunto. Divisiva la linea di Renzi sul referendum sulle trivelle, che gli è valso il voto negativo alla relazione dei suoi due predecessori, Pierluigi Bersani e Guglielmo Epifani. Altri no sono arrivati da altri esponenti delle minoranze, come Gianni Cuperlo, Roberto Speranza, Davide Zoggia, Nico Stumpo, Margherita Miotto, Roberta Agostini, Barbara Pollastrini, Veronica Tentori, Sergio Lo Giudice. Un "no" anche dal governatore della Puglia, Michele Emiliano (che non fa però parte della minoranza).
REFERENDUM TRIVELLE: ERRORE POLITICOEmerge chiara la linea del premier sul referendum del 17 aprile: "Avere insistito su questo referendum è
un errore politico, ora si esprimano gli italiani. Se vincerà il sì rispetteremo il giudizio degli elettori, se fallirà e non ci sarà il quorum ne prenderemo atto e continueremo con la norma attualmente in vigore: il mio auspicio è che gli italiani possano studiare la norma". "Se siamo al 20% di rinovabili e spero che saliremo ancora, il resto dove lo prendiamo? Questa è la domanda, quando dico che vorrei non sprecare ciò che abbiamo. Ed è il punto del referendum, che non è sulle antipatie o le simpatie nel Pd, ma se a fronte di una concessione che scade si chiude o si continua ad estrarre. Poi - aggiunge Renzi - ciascuno faccia quel che vuole, ma l'
astensione non è disinteresse, è un modo per dire no. Chi vuole dire sì o no lo dica, ma chi vuole l'astensione non lo fa per ingrossare le fila dell'antipolitica ma perchè ritiene quel referendum sbagliato e lo vuole far fallire".
IL DISSENSO SUL REFERENDUMUna linea che trova in disaccordo la minoranza Pd: in 24 chiedono di cambiare indicazione e di invitare gli italiani al voto, ma l'ordine del giorno non viene votato. Renzi tiene ferma la linea dell'astensione. Per chi andrà a votare, assicura, "non ci saranno scomuniche". Ma alla sinistra Dem chiede "l'onestà intellettuale" di ammettere che l'astensione è "legittima". Non andare a votare, ribadisce, serve a bocciare il quesito che il Pd ritiene sbagliato. Questa volta, però, le tre aree della sinistra Dem consumano uno strappo rispetto alla linea del partito. L'accusa di fondo è di metodo: non ci sono spazi di discussione e condivisione delle decisioni nel partito. È stato sbagliato, attaccano Speranza e Cuperlo, inserire nella manovra l'emendamento su Tempa Rossa finito tra le carte dell'inchiesta di Potenza. "Avrei voluto discuterne", dice Speranza. Più in generale, dice Cuperlo a viso aperto al segretario ("in faccia, come piace a te"), Renzi non si sta rivelando "all'altezza" del suo ruolo.Ma il dato politico è che sulle trivelle una parte del Pd si sgancia dalla linea del partito. E se i governatori De Luca e Pittella si allineano al governo, Michele Emiliano tiene ferma la linea del sì al referendum: "Gli argomenti di Renzi sono uguali a quelli dei petrolieri".
LA DELUSIONE DEI MOVIMENTI AMBIENTALISTII movimenti ambientalisti, che hanno chiesto un incontro pubblico al premier per parlare del referendum sulle trivelle. "Abbiamo ritenuto doveroso - spiega Marica Di Pierri, dell'associazione 'A Sud' - scrivere al segretario del Pd per dirgli che siamo sconcertati dall'invito all'astensione, perché pensiamo che gli istituti democratici vadano rispettati e promossi. Chiediamo un confronto aperto per discutere di questa questione". Il Comitato 'Vota sì per fermare le trivelle'", che riunisce più di duecento tra associazioni nazionali, comitati, sindacati. Comitato che si aggiunge al gruppo delle nove Regioni che hanno promosso il referendum.
LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEI 5 STELLEIntanto il Movimento 5 stelle depositerà domani al Senato la mozione di sfiducia nei confronti del governo Renzi. Dalle prime anticipazioni sulla bozza del documento, diffuse dalle fonti parlamentari stellate, emerge la tesi di fondo alla base della campagna lanciata dopo l'esplosione dello scandalo sul petrolio in Basilicata legato all'inchiesta della Procura di Potenza: secondo il principale gruppo di oppposizione è tutto il governo a portare la responsabilità dei rapporti con i petrolieri e non bastano le dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi a chiudere il caso.