martedì 18 marzo 2025
Le comunicazioni della premier al Senato. "Dazi non sono nell'interesse dell'Ue e degli Usa. Avanti sul protocollo con l'Albania". Il saluto al Papa, la difesa di Mattarella e la citazione di Pericle
L'intervento di Meloni al Senato in vista del Consiglio Europeo del 20-21 marzo

L'intervento di Meloni al Senato in vista del Consiglio Europeo del 20-21 marzo - Ansa

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Le attese comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo del 20-21 marzo sono all'insegna della prudenza e delle precisazioni, soprattutto sul tema più caldo, il piano "ReArm Eu" presentato dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. Meloni ribadisce la sua richiesta di voler cambiare il nome al piano, ma non perché "voglio confondere i cittadini", ma perché oggi "rafforzare le nostre capacità difensive non significa banalmente acquistare armamenti". Intanto, spiega la premier, "perché non si tratta di acquistarli, magari da Paesi stranieri, quanto semmai di produrli, rafforzando la competitività e sostenendo gli investimenti delle nostre aziende e del nostro tessuto produttivo". E poi, perché difesa significa anche "difesa dei confini, alla lotta al terrorismo, cyber-sicurezza, sviluppare e difendere il dominio sottomarino, presidiare i gasdotti e le altre, garantire la sicurezza delle rotte commerciali e delle catene di approvvigionamento alimentari, presidiare il dominio spaziale. Noi riteniamo che debba essere chiaro che con le risorse a disposizione si possono finanziare anche tutte le cose che ho elencato". Ma la prudenza non è tanto in questo elenco, quanto nel passaggio successivo, inerente l'effettiva spesa in difesa che vorrà fare il Paese. Meloni ricorda la differenza tra i 150 miliardi in prestiti garantiti e i 650 miliardi "teorici" se "ciascuno Stato Membro decidesse di ricorrere a deficit aggiuntivo per massimo l’1,5%". In questo contesto "l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal Piano". Si tratta di un messaggio alla Lega, che infatti accoglie positivamente il passaggio della premier. Quanto e come spendere fa parte di scelte politiche successive che saranno concordate. E questo basta al Carroccio per dare il via libera alla premier verso il Consiglio di giovedì 20 e venerdì 21 marzo. In ogni caso, i conti pubblici del Paese, assicura la premier, sono buono e dunque nessun investimento, promette, sarà coperto da tasse e tagli ai servizi. "Lascio quindi volentieri ad altri, in quest’Aula e fuori, quella grossolana semplificazione secondo cui aumentare la spesa in
sicurezza equivale a tagliare i servizi, la scuola, le infrastrutture, la sanità o il welfare. Non è, ovviamente, così, e chi lo sostiene è
perfettamente consapevole che sta ingannando i cittadini, perché maggiori risorse per la sanità, la scuola o il welfare non ci sono,
attualmente, non perché spendiamo i soldi sulla difesa, ma perché centinaia di miliardi di euro sono stati bruciati in provvedimenti che servivano solo a creare consenso facile". Un attacco frontale al 110% voluto dall'ex premier e leader M5s, Giuseppe Conte. E a Conte, ma anche a pezzi del Pd e della sinistra, è rivolta un'altra stoccata: "Chi oggi sventola le bandiere della pace contro le spese per la difesa si lamenta anche di un’eccessiva ingerenza americana nelle nostre vicende. Beh signori - dice la premier - le due cose non stanno insieme. O demandi la tua sicurezza ad altri, e gli altri decidono per te, o impari a difenderti da solo e decidi tu. Le due cose non stanno insieme. Come diceva Pericle: la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio”.

Ucraina

Meloni rivendica "con orgoglio" il sostegno a Kiev e ricorda il supporto che FdI, dall'opposizione, diede al governo Draghi. Ora, dice, "salutiamo positivamente questa nuova fase e sosteniamo gli sforzi del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump". Ed "è giusto che l’Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato, fuori da quella cornice euro-atlantica che per 75 anni ha garantito la sicurezza dell’Europa e
che in questi ultimi 3 anni ha consentito all’Ucraina di resistere. Chi ripete ossessivamente che l’Italia dovrebbe scegliere tra Europa e Usa lo fa strumentalmente". E ribadendo la propria perplessità sulle truppe europee, ribadisce che la sua proposta è l'attivazione dell'articolo 5 della Nato "senza che questo implichi necessariamente l’adesione di Kiev all’Alleanza Atlantica".

Dazi

Quanti ai dazi annunciati dagli Stati Uniti, "sono convinta che si debba continuare a lavorare, con concretezza e pragmatismo, per trovare un possibile terreno d’intesa e scongiurare una guerra commerciale che non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l'Europa. E credo che non sia saggio cadere nella tentazione delle rappresaglie che diventano un circolo vizioso nel quale tutti perdono. I dazi possono facilmente tradursi in inflazione indotta, con la conseguente riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e il successivo innalzamento dei tassi da parte della Banca Centrale Europea per contrastare il fenomeno inflattivo, come abbiamo già visto. Per questo, credo che le energie dell’Italia debbano essere spese alla ricerca di soluzioni di buon senso tra Stati Uniti ed Europa, dettate più dalla logica che dall'istinto, in una ottica di reciproco rispetto e di convenienza economica".

Migrazioni e Medioriente

Nell'imminente Consiglio Europeo si tornerà a parlare dei flussi migratori. "Anche in questa occasione - annuncia Meloni rivendicando di aver influenzato l'agenda europea - si riunirà il tavolo, che l’Italia promuove insieme a Danimarca e Paesi Bassi e che vede coinvolti i governi maggiormente impegnati nel contrasto all’immigrazione irregolare". L'Italia continuerà a insistere sulle " "soluzioni innovative". Tra queste, dice, "c’è il Protocollo Italia-Albania, che il Governo è determinato a portare avanti, anche alla luce dell’interesse e del sostegno mostrato da sempre più Nazioni europee". "Naturalmente - prosegue Meloni - stiamo seguendo con grande attenzione il ricorso pregiudiziale innanzi alla Corte di Giustizia, relativo proprio ai trattenimenti in Albania, ma non solo, e devo dire di essere rimasta favorevolmente colpita dal fatto che la maggioranza degli Stati membri UE, così come la stessa Commissione Europea, siano intervenuti, tra la fase scritta e la fase orale della causa, per sostenere la posizione italiana sul concetto di Paese sicuro di origine. L’auspicio, ovviamente, è che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio, non solo dell’Italia ma di tutti gli Stati Membri e dell’Unione Europea stessa, perché significherebbe minare alla base il sistema di Schengen e la stabilità stessa dell’Europa. Ma, in ogni caso, noi stiamo proponendo alla Commissione di anticipare il più possibile l’entrata in vigore di quanto previsto dal nuovo Patto Migrazione e Asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro, anche per fare definitiva chiarezza su un tema molto controverso e oggetto, come sapete, di provvedimenti giudiziari dal sapore spesso ideologico".

Quanto alla ripresa dei combattimenti a Gaza, Meloni chiede "il rilascio degli ostaggi, di tutti gli ostaggi, e una fine permanente delle ostilità, così come il ripristino di una piena assistenza umanitaria nella Striscia".

Il pensiero per il Papa e Mattarella

Meloni ha rivolto "un affettuoso saluto al Santo Padre, che anche in un momento di prova non ha mai fatto mancare la sua forza e la sua guida. Il mio augurio, e so di poter interpretare il sentimento non solo di quest’Aula, ma di tutto il popolo italiano, è
quello di poterlo vedere il prima possibile ristabilito del tutto". Quanto ai recenti attacchi di Mosca a Mattarella, Meloni ribadisce: "Siamo al fianco del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ogni qual volta viene attaccato per la sola ragione di aver ricordato chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti".

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