Stringe sui tempi il premier. La legge elettorale può accogliere molte delle richieste dei Cinquestelle. Ma sarà approvata entro il 2014. Perché ormai una cosa è certa: qualunque discussione o trattativa sarà fatta solo a partire dall’Italicum. Nel giorno in cui si avvia in aula l’iter della riforma del Senato (il cui voto potrebbe slittare e costringere il Parlamento a rimanere aperto fino alla vigilia di Ferragosto), Matteo Renzi risponde a Beppe Grillo e si dice pronto a incontrarlo tra giovedì e venerdì. Lo fa con una lettera precisa e circostanziata, al punto da mettere in allarme l’ex comico, che scende a Roma e frena i suoi: nella protesta, nella proposta e soprattutto nella risposta, che arriverà solo oggi.La lettera di Renzi, infatti, è circostanziata, ma fin troppo. Fino a urtare la suscettibilità dei grillini, che – ironizza il segretario del Pd – devono comunque garantire la «governabilità» con la loro proposta, per evitare quelle maggioranze ballerine, «in balia dell’aspirina – dice sarcastico il capo del governo – o, se la citazione vi ricorda qualcuno, del Maalox» (quello che si prese Beppe Grillo per «digerire» la sconfitta alle elezioni europee).I paletti renziani, insomma, cercano di far scoprire le carte ad alleati e avversari, e insieme di rassicurare ancora una volta quanti hanno sottoscritto quel patto fondamentale per il premier, deciso a portare a casa il risultato in tempi strettissimi. «Entro il 2014 la legge elettorale, nel 2015 le riforme istituzionali», è il
timing con cui il leader Pd avverte sia chi tra i democratici si prepara a dar battaglia sull’Italicum, sia gli alleati come Alfano. E sia anche chi, tra gli azzurri, oggi cercherà di mettere alle strette Silvio Berlusconi, finora l’interlocutore principe delle riforme.Così la porta aperta a Beppe Grillo può tornare utile, alla vigilia della sentenza dell’ex Cavaliere. E però allarma i grillini che ieri in aula a Palazzo Madama hanno sollevato le barricate contro una riforma – sottolinea il premier nella sua lettera – della quale nel merito non condividono solo il punto dell’elezione indiretta dei consiglieri regionali. Per l’ex comico «vogliono sfasciare la Costituzione. Di Boschi non ci fidiamo». Renzi, però, offre anche la carota insieme al bastone. E sull’immunità parlamentare fa capire che si cambierà quando la riforma alla Camera. O quanto meno che lui è disposto a farlo. «La vostra posizione è seria e noi non guardiamo in faccia nessuno come dimostra che abbiamo votato per l’arresto di nostri colleghi», assicura.Sull’Italicum, invece, sono due gli aspetti che potrebbero rispondere alle richieste di M5S: l’entità del premio di maggioranza e l’assegnazione del premio alla lista o alla coalizione vincente. «Porremo la vostra legittima considerazione all’attenzione anche degli altri partiti», dice però, a dimostrazione che tutti devono essere d’accordo. Di modifiche sostanziali sulla soglia di sbarramento, ora al 4,5 per cento, invece, non si parla, malgrado le richieste di Ncd e parte del Pd. E proprio con i suoi Renzi intende mettere in chiaro oggi le cose, per disinnescare eventuali blitz, dopo che sulla riduzione del numero dei deputati a 500, ieri inaspettatamente ha aperto in Aula Roberto Calderoli.