lunedì 22 giugno 2020
Nell'annuale dossier di Avviso pubblico denunciati 559 casi di amministratori locali minacciati nel 2019. Colpiti 336 comuni, nuovo record. In testa la Campania, in forte crescita Puglia e Lombardia
Una fascia tricolore da sindaco: nel 2019 sono stati 559 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali

Una fascia tricolore da sindaco: nel 2019 sono stati 559 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali - Ansa

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Il 2019 comincia l'1 gennaio con gli spari contro lo studio di Antonio Corrone, assessore all’agricoltura ed al turismo di Oppido Mamertina, in provincia di Reggio Calabria. Lo stesso giorno l'aggressione del consigliere comunale di Laviano (Salerno), Giorgio Caggia. L'anno finisce il 31 dicembre col danneggiamento a Bitonto (Bari) delle luminarie che ricordano l’impegno contro la criminalità. E ancora l'incendio dell'auto del vicesindaco di Vietri di Potenza (Potenza) Antonio Russo. E ancora l'incendio dell'auto del padre del sindaco di Bisceglie (Bat), Angelantonio Angarano, due settimane dopo il danneggiamento della vettura del vicepresidente del consiglio comunale. In tutto l'anno sono stati 559 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali, uno ogni 15 ore. Li racconta e analizza l'annuale rapporto "Amministratori sotto tiro" realizzato da Avviso pubblico, presentato oggi online con la partecipazione del ministro dell'Intero, Luciana Lamorgese.

Numeri leggermente in calo, nel 2018 erano stati 574, ma molto più diffusi. Sono state, infatti, 83 le Province coinvolte - oltre il 75% del territorio nazionale - e 336 i Comuni colpiti, il dato più alto mai registrato. E per la seconda volta nella storia del Rapporto sono stati censiti atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia. Quindi non solo in quelle a tradizionale presenza mafiosa. Per il terzo anno consecutivo è la Campania la regione in cui si è registrato il maggior numero di intimidazioni, con 92 casi. Segue la Puglia che con 71 casi ha fatto segnare il maggior incremento di tutto il territorio nazionale rispetto al 2018, soprattutto per la gravissima situazione del Foggiano, che si conferma territorio particolarmente a rischio. Terzo posto per la Sicilia con 66 casi ma in calo del 24%. Segue la Calabria con 53 casi, ai livelli dell’anno precedente. Subito dopo troviamo la prima regione al di fuori del Mezzogiorno, la Lombardia con ben 46 atti intimidatori, nuovo record per le regioni del Centro-Nord. Un segnale decisamente preoccupante. A livello provinciale si registra un’altra conferma: anche nel 2019 il territorio più colpito è Napoli con 41 casi, seppur in calo del 13% rispetto al 2018. Seguono Roma (24 casi), Cosenza (22), Foggia (21), Palermo e Torino (18), Salerno e Lecce (17), Milano (16) e Avellino (15).

Un altro dato preoccupante è che è stato il mese di aprile quello in cui si è riscontrato il maggior numero di intimidazioni: ben 58 casi, più del 10%. In piena campagna elettorale, visto che a maggio è andato al voto il 48% dei comuni italiani. E non è una coincidenza. Tra marzo e maggio, segnala il rapporto, la media delle intimidazioni settimanali raggiunge quota 12 (a fronte di una media annuale di 10,7). A preoccupare è soprattutto il raddoppio della percentuale di minacce rivolte ai candidati alle elezioni amministrative (10% rispetto al 5,4% del 2018). Ed è veramente grave, come denuncia Avviso pubblico, che in più di un’occasione le intimidazioni hanno indotto le vittime a decidere di rinunciare alla candidatura. Un vero attentato alla democrazia.

E non si tratta solo di mafia. Il Rapporto segnala, infatti, come non poche intimidazioni giungono agli amministratori locali e al personale della Pubblica Amministrazione da parte di comuni cittadini. Episodi che pesano notevolmente sul numero complessivo: nel 2019 sono stati 161, il 28.8% del totale (erano il 29.5% nel 2018). Un terzo trae origine dal malcontento suscitato da una scelta amministrativa sgradita. Un altro 18% è riferibile ad un vero e proprio disagio sociale, come la richiesta di un sussidio economico o problemi legati al tema del lavoro. Il 17% si riferisce, invece, a casi di “violenza politica”, estremismi di destra e di sinistra. Mentre il 13% delle minacce è strettamente collegato a casi di intolleranza connessi al tema dell’immigrazione e all’accoglienza dei rifugiati. Una situazione che richiede particolare attenzione nella fase Covid-19 e in quella post lockdown nella quale proprio i sindaci dovranno gestire fondi e decisioni non facili.

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