venerdì 3 dicembre 2021
Dal 55° Rapporto sullo stato sociale del Paese un quadro preoccupante: la pandemia ha messo a nudo il sistema, le aspettative sociali deluse lasciano spazio all'anti-scienza e al complottismo
«Un'Italia che fugge dalla razionalità e frena sulla ripresa»
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Venti mesi di pandemia hanno fatto emergere le grandi difficoltà del “sistema Italia”, sempre più infiltrato dall'irrazionale. Un'onda che certo non aiuta la ripresa economica, già frenata da vecchi ostacoli - strutturali, sociali e demografici - mai rimossi. Le aspettative sociali ed economiche tradite – una per tutte, i giovani superlaureati che non trovano lavoro – infatti spingono molti italiani nell’irrazionalità più oscurantista. Quella che spinge a non fidarsi più della scienza e a credere ai complotti sovranisti dei progetti di sostituzione etnica. È l’analisi impietosa del 55° Rapporto del Censis - sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi nella sede del Cnel dal direttore generale Massimiliano Valeri e dal segretario generale Giorgio De Rita, con l’introduzione del presidente del Cnel Tiziano Treu.

«Privi di un Churchill a fare da guida nell’ora più buia, capace di essere il collante delle comunità – si legge nel Rapporto - il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data, alla rissosità della politica e ai conflitti interistituzionali». Dunque «l’epidemia ha squarciato il velo: il re è nudo». E i problemi atavici del Paese, accantonati nella fase della paura, sono «pronti a ripresentarsi il giorno dopo la fine dell’emergenza più gravi di prima».

Il dato più preoccupante per la coesione e il senso di comunità è che la pandemia ha fatto sì che l'irrazionale infiltrasse pesantemente il tessuto sociale. «Oggi c’è una componente sociale che rinnega il progetto della modernità razionale – dice Massimiliano Valeri – e la ragione perde la forza di persuasione che aveva nel passato e che ci ha fatto progredire socialmente, economicamente, politicamente». Qualche dato? Per il 5,9% degli italiani, circa 3 milioni di persone, il Covid non esiste. Per il 10,9% il vaccino è inutile. Ma c’è di più: il 5,8% è convinto - 3 milioni di italiani - che la Terra sia piatta, il 10% non crede che l'uomo sia mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è «uno strumento sofisticato per controllare le persone».

Non basta. Il 39,9%, un numero enorme di italiani, è convinto che le migrazioni non siano frutto di squilibri economici, instabilità, mutamenti climatici, ma di un sofisticato progetto di sostituzione etnica, architettato da opache élite globaliste. Anni di propaganda cinica e bufale, insomma, hanno contribuito a far attecchire «la teoria cospirazionistica del “gran rimpiazzamento”». Per il direttore del Censis Valeri questa febbre irrazionale «è la spia di qualcosa di più profondo: aspettative soggettive tradite che provocano la fuga nel pensiero magico. Siamo nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali». Per l'81% degli italiani infatti oggi è molto difficile per un giovane ottenere il riconoscimento delle risorse profuse nello studio. L’82% è sicuro di meritare di più sul lavoro, il 66% crede che si vivesse meglio in passato, il 55% crede che non torneremo più al benessere di prima la pandemia. E c’è perfino un 21% convinto che esistano sistemi politici migliori della democrazia.

Come se ne esce? Con le riforme, gli investimenti, i fatti, insomma. Una via in salita che non è detto sia facile da imboccare. «Il reale deve trovare una dimensione sistemica – insiste il segretario del Censis Giorgio De Rita – per tornare a certificare il valore intrinseco delle scelte razionali. Per ridare senso e prospettiva storica a una società pur fragile, che è un passo indietro ad altre, ma che ha l’opportunità di non essere più una società mediocre».

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