venerdì 14 dicembre 2012
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Via Piro, lungo il confine tra i comuni di Casalu­ce e Terverola, in pro­vincia di Caserta. Questa zona un tempo era chiamata «Ferti­lia », un nome che è tutto un programma. Ma ora… Sul margine destro delle strada che corre per due chilometri tra frutteti e serre, ci sono centi­naia di grandi sacchi bianchi, tecnicamente «big bag», pieni di rifiuti speciali. E anche nel­le stradine laterali che si inol­trano tra i campi. Sono qui da due mesi, raccolti da Astir, l’a­zienda regionale per le bonifi­che. Ma poi i soldi, 500mila eu­ro di fondi comunitari desti­nati al comune di Casaluce, non sono mai arrivati e i sacchi sono rimasti qui. Tutti in fila, candida fila di veleni. Alcuni si sono rotti e i veleni stanno fi­nendo sui terreni. Ma è solo la «ciliegina» su una torta tossi­ca. Infatti sempre sul margine della strada ci sono decine di cumuli. Sembra terra, sopra è cresciuta l’erba. In realtà sono anche questi rifiuti speciali. Raccolti e caratterizzati cinque anni fa. Prima dall’Arpac, l’A­zienda regionale per l’ambien­te della Campania, poi dalla Ja­corossi, l’azienda romana fini­ta sotto inchiesta proprio per le bonifiche durante le varie ge­stioni commissariali dei rifiu­ti. Lavoro lasciato a metà, ri­fiuti solo ammucchiati, nean­che messi nei sacchi come quelli più recenti. E ora sono qua, qualche sacco bianco e un cumulo verde, altri sacchi e un altro cumulo. L’ennesima te­stimonianza dello spreco, del­l’inefficienza, del disastro am­bientale. Non l’unico in questa zona purtroppo molto meno conosciuta di altre. Sempre su via Piro ecco un deposito/sfa­scio di auto. Sotto sequestro, in quanto abusivo in piena cam­pagna. Sul cancello un cartel­lo, con molta faccia tosta, av­verte: «Ci siamo trasferiti». La strada va avanti tra «big bag» bianchi e cumuli verdi. Attra­versiamo i Regi Lagni, fogna a cielo aperto e luogo degli sca­richi peggiori, ma anche di ro­ghi quotidiani. Anche qui si brucia, eccome se si brucia! La strada interpoderale ora im­bocca un tunnel che sottopas­sa l’asse Nola-Villa Literno. È un vero e proprio inceneritore di rifiuti. È strapieno di ogni ti­po di scarto, soprattutto di fab­briche di scarpe, in nero ov­viamente. Pellami, suole, pla­stiche, contenitori di collante. L’auto passa a stento tra muc­chi bruciati. Anche le pareti e il soffitto sono neri di fumo. Possiamo bene immaginare cosa succede qua dentro quan­do danno fuoco. E che fumi possano uscire dal tunnel. E fuori si coltivano uva e mele. Ma il giro non è finito e anche le sorprese. In un altro punto la strada passa nuovamente sot­to l’asse che corre in sopraele­vata. Anche qui si è scaricato rifiuti per anni. Poi i commis­sari di Casaluce nel 2007, quando il comune era sciolto per camorra, recintarono l’a­rea. Invano. Ormai i rifiuti, di tutti i tipi, quasi superano la re­cinzione, che è stata sfondata. Una montagnola sulla quale, ci raccontano, i bambini rom vengono a giocare con le bici­clette. Ora, tranquillo, ci dor­me un vecchio cane randagio. In fondo, tutti «rifiuti» o rifiu­tati. Antonio Maria Mira
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