Quasi uno su tre, il 30%, delle persone residenti in Italia, nel 2016 era a "rischio di povertà, esclusione sociale, registrando un peggioramento rispetto all'anno precedente quando tale quota era pari al 28,7%". Lo stima l'Istat, spiegando che, rispetto al 2015, sono aumentate "sia l'incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%)".
Nel rapporto "Reddito e condizioni di vita", riferito al 2016, l'Istat stima in oltre 18 milioni le persone a rischio povertà o esclusione sociale. Questa la traduzione in numeri assoluti di una percentuale pari al 30%. Numeri che, scrive l'Istituto, vedono gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europa 2020 "ancora lontani: la popolazione esposta a rischio di povertà o esclusione sociale - precisamente pari a 18.136.663 individui - è infatti superiore di 5.255.000 unità rispetto al target previsto".
Aumentano redditi e disuguaglianze
Per la prima volta dal 2009, nel 2015 il reddito delle famiglie torna a crescere in termini reali. Dalla ricerca emerge infatti che nel corso del 2015 il reddito netto familiare medio è cresciuto dell'1,8% rispetto all'anno precedente in termini nominali e dell'1,7% in termini reali. Tra il 2009 e il 2014 la perdita era stata di circa il 12% sia in media che in mediana. Ma la "significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d'acquisto delle famiglie" si associa a "un aumento della disuguaglianza economica" oltre che "del rischio di povertà o esclusione sociale". In particolare, spiega, nel 2015, "la crescita del reddito è più intensa per il quinto più ricco della popolazione, trainata dal sensibile incremento della fascia alta dei redditi da lavoro autonomo, in ripresa ciclica dopo diversi anni di flessione pronunciata". Ecco che la forbice tra i più benestanti e i più poveri si è allargata.
Il confronto con l'Europa
L'Italia presenta una disuguaglianza dei redditi maggiore rispetto alla media dei Paesi europei. Con un indice di Gini - tra i principali indicatori utilizzati per misurare questo fenomeno - pari a 0,331, l'Italia occupa la ventesima posizione tra i Paesi della Ue (esclusa l'Irlanda, per la quale il dato non è disponibile), che a sua volta presenta una media dello 0,307. Distribuzioni del reddito più diseguali rispetto all'Italia si rilevano in altri Paesi dell'area mediterranea quali Portogallo (0,339), Grecia (0,343) e Spagna (0,345).