Il ministro Poletti alla presentazione del Rei a Milano (Fotogramma)
Dal primo dicembre il reddito di inclusione per sostenere le famiglie che si trovano in gravi difficoltà economiche è realtà, nel senso che si possono presentare le domande. Nel giro di pochi giorni (i primi assegni arriveranno a gennaio) è già tutto esaurito nei Comuni e nei centri Caf, presi d’assalto dai cittadini in cerca di assistenza. La platea potenziale è stimata attorno ai 500 mila nuclei familiari e 1,8 milioni di persone. «Tutte le nostre sedi, da nord a sud - spiegano i coordinatori della Consulta Nazionale dei Caf, Massimo Bagnoli e Mauro Soldini - sono affollate da persone che chiedono come accedere al Rei e in molti casi si stanno rivolgendo ai Caf per ottenere la certificazione Isee (la soglia è fissata a 6.000)». Per questo sarebbe opportuno, spiegano, attivare immediatamente un tavolo di coordinamento tra il ministero del Lavoro, l’Inps, l’Anci e la Consulta dei Caf. L’avvio del Rei influirà già dal 2017 sulle certificazioni Isee, che dovrebbero aumentare di oltre 500mila unità. «Saranno quasi 6 milioni quelle rilasciate nel 2017 e circa 20 milioni le persone coinvolte, un terzo della popolazione». A loro i Caf hanno assicurato un’assistenza puntuale e qualificata e continueranno a farlo fino alla fine di questo anno. Ma si tratta di un impegno «rilevante e assolutamente non riproponibile» per i Caf che chiedono di individuare una soluzione nella legge di bilancio 2018 che consenta «di continuare a svolgere quella funzione di assistenza e di tutela sociale».
Intanto il ministro Giuliano Poletti prosegue il suo giro nelle principali città italiane per presentare il Rei, ieri era a Bari con il governatore Michele Emiliano che ha illustrato il pugliese reddito di dignità. Il Rei è una delle «grandi scommesse e degli impegni che abbiamo: costruire qualcosa che rimane nel tempo ed è in grado di leggere i cambiamenti sociali e seguirli» ha detto. Quello che serve secondo Poletti è «una grande operazione di integrazione, perché molto spesso quando parliamo di povertà, parliamo prima di tutto di mancanza di lavoro, di tematiche di emarginazione e fragilità». Il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro ha chiesto la possibilità per i Comuni di sbloccare il turn-over dei dipendenti con una norma ad hoc inserita nella manovra. «Sarà difficile per i comuni gestire le attività multidisciplinari che permetteranno ai nuclei familiari in difficoltà socioeconomiche di poter accedere a questo strumento. In particolare per coloro che accederanno ai tirocini formativi». E mentre i grandi comuni sposteranno il personale da alcune attività ai servizi sociali per i piccoli comuni, che hanno poco personale, questo non sarà possibile.