Va in pensione dopo 154 anni di attività istituzionale. La Provincia di Milano si "scioglie" nella città metropolitana, una rivoluzione annunciata da decenni ma che adesso è ad un passo dal traguardo. Lunedì pomeriggio c'è stata l'ultima seduta del Consiglio provinciale, resterà in carica per i prossimi sei mesi, solo per l'ordinaria amministrazione e senza stipendio, la giunta di centrodestra guidata da Guido Podestà in attesa che si compiano i passi decisivi verso la nascita della nuova istituzione. La legge Delrio infatti prevede che entro il 24 giugno le funzioni di indirizzo e controllo proprie dell'assemblea siano assunte dal presidente della Provincia. Entro il 30 settembre dovrà insediarsi il Consiglio metropolitano composto da 24 membri scelti tra i sindaci e i consiglieri dei 134 Comuni con voto ponderato ed entro la fine dell'anno si dovrà approvatare lo Statuto della città metropolitana. Dal primo gennaio toccherà al sindaco Giuliano Pisapia guidare la nuova istituzione. Sono in molti però, compreso il primo cittadino, a premere per l'introduzione dell'elezione diretta del sindaco metropolitano che dovrà essere inserita appunto nello Statuto.
Sono passati più di 150 anni dalla nascita della Provincia di Milano, il primo presidente fu Massimo D'Azeglio, e tra i 45 consiglieri serpeggia un po' di nostalgia e di commozione. Il vicepresidente dell'aula, Roberto Caputo (Pd) a Palazzo Isimbardi ci ha trascorso 15 anni. "Mi dispiace che questa storia così antica si concluda così, forse si doveva arrivare a fare scelte politiche diverse per dare ai cittadini un ente davvero nuovo". Invece in molti hanno l'impressione che la città metropolitana sia una scatola vuota, lontana anni luce dai modelli europei di Londra e Parigi. "Avremmo voluto una rifoma diversa - gli fa eco Bruno Dapei presidente del Consiglio - credo che i cittadini debbano poter votare". Da sempre contrario ad un cambio della guardia senza un passaggio elettorale anche il presidente della giunta Guido Podestà che fa sapere di non essere certo di restare al suo posto, a capo di una Provincia "fantasma" per i prossimi sei mesi.