Una struttura d'emergenza per la prima accoglienza dei profughi ucraini - Collaboratori
Gocce di speranza in un bilancio umanitario catastrofico dopo sei mesi di guerra. Che vede 15,7 milioni di ucraini bisognosi di assistenza umanitaria, 9,1 milioni di rifugiati e 6,6 milioni di sfollati secondo i dati Onu. Un quadro aggravato dagli effetti su famiglie e soprattutto sui bambini orfani, in difficoltà perché il padre è al fronte profughi o sfollati. Secondo Unicef Italia sono almeno 5,2 milioni i minori di 18 anni in stato di bisogno, di cui tre milioni all’interno del Paese. Una generazione segnata, dispersa, per alcuni perduta. La Caritas italiana guarda soprattutto a loro offrendo vacanze solidali ai più fragili.
Un dossier che verrà pubblicato per i sei mesi del conflitto illustra intanto la risposta all’emergenza dell’organismo della Chiesa italiana, che ha sensibilizzato con campagne di informazione (su Mediaset, Avvenire e i media Cei), ha raccolto fondi e inviato tra l’altro dal 24 febbraio più di 84 tonnellate di cibo e generi di prima necessità. È in stretto contatto con la rete internazionale e con le due Caritas ucraine (quella di rito greco cattolico e quella latina) che al 28 luglio avevano raggiunto oltre 3,3 milioni di persone.
L’organismo pastorale nazionale ha inoltre organizzato in questi mesi voli umanitari per i profughi vulnerabili mentre 137 Caritas diocesane hanno accolto 7.254 persone sulle 12.709 accolte dalla Chiesa italiana. Ben 5.667 di questi rifugiati sono minori e addirittura 234 non accompagnati. Accoglienze effettuate in modalità "diffusa" in case, parrocchie, famiglie, in seminari o istituti religiosi e in centri di accoglienza. Cento diocesi italiane hanno accolto con fondi propri, solo otto con fondi pubblici.
Per il direttore don Marco Pagniello occorre condividere per costruire la pace. «La raccolta fondi a favore degli interventi umanitari – scrive nel dossier il direttore dell’organismo pastorale – delle Caritas locali e degli interventi di accoglienza in Italia non è l’unico modo in cui ciascuno di noi può dare il proprio contributo. C’è bisogno di porsi a fianco delle comunità ucraine condividendo con loro la croce, fatta della stessa sostanza del dolore».
Con questo stile si rivolge ai bambini un’operazione lanciata da Caritas italiana su richiesta delle due Caritas ucraine per offrire una vacanza solidale in Italia a 192 minori fragili tra 1 e 18 anni di età prima della ripresa della scuola. L’1 settembre infatti suonerà la campanella in Ucraina, ma pochi torneranno sui banchi. L’11% delle scuole è inagibile e 12.600 istituti opereranno da remoto. Tre quarti degli studenti resteranno a casa e dopo quello del Covid subiranno il lockdown bellico. La vacanza di sollievo si terrà in Lombardia e Toscana grazie alla collaborazione delle Caritas diocesane coinvolte e della rete Acli con religiosi, operatori e volontari (tra cui interpreti ucraini da tempo in Italia) che assicureranno vitto, alloggio e attività ricreative.
Il 16 agosto è previsto l’arrivo del primo gruppo, organizzato da Caritas Ukraine, composto da 115 persone con 99 minori (42 maschi e 57 femmine) di età compresa tra gli 8 e i 18 anni e 16 educatori. Resteranno fino al 26 divisi in due nuclei. Il primo - 41 minori e sei educatori - a Sondalo, provincia di Sondrio e diocesi di Como, nel centro di formazione professionale "Vallesana". Gli altri, 58 minori e 10 educatori, a Vezza d’Oglio, in Val Camonica, diocesi di Brescia, nella casa vacanze Occhi.
«Molti di questi bambini e adolescenti – spiega Monia Copes, responsabile dell’accoglienza della diocesi di Como per i territori di Sondrio e Alto Lago – hanno perso genitori e familiari o non hanno più notizie dei genitori al fronte. L’obiettivo è offrire loro momenti di serenità e sicurezza. Li porteremo a Bormio e a Livigno dove saranno ospiti delle parrocchie mentre a Sondalo l’amministrazione comunale e la parrocchia gli dedicheranno momenti di festa. Abbiamo avuto una grande risposta, la solidarietà con gli ucraini è forte».
Gli ospiti della struttura bresciana saranno accolti dalle Acli milanesi con 15 volontari. «Lo schema pensato – spiega il presidente provinciale aclista Andrea Villa, che ha risposto all’appello della Caritas nazionale durante una missione congiunta in primavera a Leopoli – è quello dei campi estivi parrocchiali con giochi, animazione e gite in montagna per offrire loro uno stacco dal contesto di guerra in cui sono immersi». L’idea è avviare gemellaggi. «Come abbiamo fatto con i Balcani per creare relazioni e scambi». Già a settembre con un’altra missione Acli e Caritas consegneranno un’ambulanza a Leopoli.
Il secondo gruppo, organizzato da Caritas Spes, arriverà in Italia dal 20 al 30 agosto. Sono 102 persone con 93 bambini (45 maschi e 48 femmine) tra uno e 17 anni di età e nove educatori. Saranno ospitati in Toscana dal seminario vescovile della diocesi di Massa Marittima-Piombino, che accoglierà 44 minori e 4 educatori, e dalla casa vacanze Sant’Agostino a Gerfalco, nella diocesi di Volterra, che accoglierà 49 minori e 5 educatori. Anche qui sono stati coinvolti numerosi volontari.
«Abbiamo risposto volentieri all’appello lanciato da don Pagniello durante un incontro. Offriremo giorni di svago e apprendimento per riprendere la scuola con meno stress – commenta don Filippo Balducci, rettore del seminario –. Faremo loro conoscere l’ambiente della zona di Follonica e dell’Elba. Oltre alle gite al mare sono previste serate di conoscenza dei fondali tenute da esperti e una visita alle miniere di Piombino». Vacanze normali in tempo di pace, gocce di speranza per i piccoli ucraini.