Ansa
Nel settore giustizia, osservato speciale dall’Unione Europea anche per via dei fondi collegati al Pnrr,sono ancora molti i nodi da sciogliere e i problemi da risolvere. E, nonostante i primi tentativi avviati con le riforme targate Marta Cartabia, i segnali di insofferenza sono ancora tanti. Uno dei più visibili, quasi un Sos, l’ha lanciato a fine agosto il Tribunale penale di Roma, con un annuncio choc: l’intenzione di sospendere da metà ottobre per sei mesi le udienze collegiali provenienti dalle decisioni dei gup, per via dei vuoti nell’organico negli uffici giudiziari capitolini. Un gesto a effetto, inedito, per denunciare lo stato in cui versa il tribunale romano, che tuttavia non è certo il solo in Italia, anche se la sua mole di procedimenti arretrati incide in termini percentuale rilevanti sul carico nazionale. Proprio il problema dell’organico carente è uno di quelli più rilevanti, in questi anni, nel settore. Attualmente mancano circa 1.617 magistrati, su una pianta organica di 10.558, in pratica oltre il 15% in meno. Con vuoti, in molti tribunali, che costringono i colleghi in servizio a una redistribuzione dei carichi di lavoro non sempre agevole da sopportare, allungando i tempi della definizione dei processi, che invece dovrebbero essere abbreviati. Gli obiettivi fissati infatti dalla Commissione Europea per il 2026 sono chiari e impongono la riduzione del disposition time (il tempo di durata dei procedimenti) complessivo per i tre gradi di giudizio, con tre asticelle differenti: il 40% in meno nel settore civile; 25% in quello penale; l’abbattimento del 90% dell’arretrato. L’introduzione dell’Ufficio del processo, realizzata dalla Guardasigilli uscente Cartabia insieme al governo, e le assunzioni già avviate o in programma sono un robusto tassello della strategia per arrivare a dama. Il personale in arrivo e coloro che hanno già superato o supereranno i prossimi concorsi andranno infatti a sopperire in parte alle carenze. Ma, e questo è il nodo più urgente, non da subito. Se infatti è stato annunciato a fine agosto un nuovo bando da 400 posti a concorso, pare che si dovrà attendare l’insediamento del nuovo esecutivo e l’emanazione dei nuovi decreti legislativi in materia per regolare l’accesso dei nuovi assunti. Il piano di assunzioni legato al Pnrr prevede anche il reclutamento di oltre 16mila funzionari (8mila dei quali già entrati in servizio) e concorsi per l’assunzione di 5.400 tecnici statistici e informatici, per favorire la digitalizzazione dei vecchi faldoni e aiutare l’amministrazione e smaltire l’arretrato.
Nel frattempo, i magistrati in servizio e il personale di cancelleria e amministrativo continuano a confrontarsi con la montagna di cause arretrate e con quelle appena aperte. Nel settore penale, a inizio anno, la pendenza complessiva ammontava a oltre due milioni e 540mila processi (con una variazione del 3,8% in meno rispetto all’anno prima). Nel settore civile, si è registrato un incremento (più 9,8% ) delle definizioni dei processi rispetto all’anno precedente, mentre le nuove iscrizioni di cause sono cresciute solo dell’1,9, cosa che fa ben sperare rispetto alla possibile ulteriore riduzione dell’arretrato, che è sceso a 3 milioni e 100 procedimenti pendenti, dato positivo, se si pensa che una decina di anni fa erano oltre 5 milioni. Resta tuttavia una concentrazione di cause civili, circa 110mila, in attesa in Cassazione.
Negli ultimi due anni alcune risposte, attraverso le riforme, sono arrivate, ad esempio attraverso le modifiche del diritto fallimentare o la legge delega del processo civile, pensata per snellire le procedure e favorire le forme alternative di risoluzione delle controversie, in grado di alleggerire il carico dei tribunali grazie a strumenti come la mediazione, gli arbitrati o la negoziazione assistita.
Per migliorare l’efficienza della giustizia penale, sono stati previsti termini massimi per la conclusione dei processi in Appello e in Cassazione, introducendo in caso del loro superamento una improcedibilità. C’è tuttavia da monitorare i processi in corso per scongiurare il rischio che le nuove misure incidano in negativo sulle cause pendenti, alterando il corretto equilibrio tra l’interesse pubblico all’efficienza del procedimento e i diritti di difesa e quelli delle vittime ad avere giustizia.
La legge delega sulla riforma del processo penale è stata pensata per semplificare l’apparato procedurale, prevedendo incentivi per i riti alternativi (comprese forme alternative di sanzione rispetto alla detenzione in carcere e l’innovazione della giustizia riparativa).
Quella carceraria, nel pianeta giustizia, è una delle situazioni più allarmanti e gravi, da anni. Il sovraffollamento dei 190 istituti penitenziari è tornato a essere pesante: In estate, a fronte di quasi 51mila posti disponibili sulla carta, si contavano quasi 55mila detenuti. Ma secondo l’associazione Antigone, in realtà almeno «3.665 posti non sono disponibili» per vari problemi logistici, il che porterebbe la capienza effettiva a 47mila, «con un sovraffollamento reale del 112%». Almeno 130 istituti versano in condizioni peggiori e 25 hanno un sovraffollamento sopra il 150%, alcuni oltre il 190%, come a Latina o nel milanese San Vittore, a Busto Arsizio, Lucca o Lodi. Gli osservatori di Antigone hanno scoperto, nelle loro visite, che in un istituto su tre esistono celle in cui non vengono garantiti i 3 metri quadri calpestabili minimi per persona. Inoltre, quasi nel 60% delle celle non c’è nemmeno una doccia, nonostante un regolamento penitenziario datato 2000 (ossia 22 anni fa) prevedeva la realizzazione di docce in ogni camera di pernottamento entro il 2005. Condizioni di detenzione, dunque, ancora arcaiche, che spesso contribuiscono ad aumentare un malessere che arriva a sfociare in gesti estremi. Un’altra emergenza è infatti la tragedia dei continui suicidi, in netto aumento rispetto al 2021 e che ha destato la preoccupazione del Garante per le persone private della libertà Mauro Palma e del Dap, che ha varato una circolare a fine estate. Su alcuni aspetti della situazione carceraria, ad esempio sulla delicata questione delle madri detenute, nei programmi di alcune forze politiche sono presenti proposte di riforma. Ma è presumibile che l’inizio della nascente legislatura vedrà la riproposizione in Parlamento anche di alcuni nodi e proposte al centro dei referendum di giugno, proposti da Lega e Radicali ma falliti per mancato raggiungimento del quorum. Su tre di essi – relativi alla separazione delle funzioni dei magistrati, all’intervento degli avvocati nei consigli giudiziari e alla cancellazione delle firme per le liste di candidati al Csm – sono intervenute poi norme contenute nella riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura prevista nel 'pacchetto Cartabia'. Gli alttri due toccavano nodi ancora aperti e oggetto anch’essi di proposte in campagna elettorale: l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità e decadenza previste dalla legge Severino per gli ammini-stratori locali condannati anche solo in primo grado; la limitazione della custodia cautelare, cioè la detenzione di un indagato o imputato prima della sentenza definitiva, per evitare alcuni eccessi commessi negli ultimi decenni. Due questioni su cui è possibile che si eserciti il prossimo Parlamento, insieme alle altre urgenze sul tappeto.
Le proposte dei partiti
Nel programma dem si punta a ridurre durata e costi della giustizia, con la riduzione del contenzioso civile, la «depenalizzazione » di alcuni reati e forme riparative. Proposti pure «l’assunzione di cancellieri e magistrati», una riforma dell’ordinamento carcerario e il potenziamento delle misure alternative.
Nel programma 5s si parla di legalità e diritti. Proposti il potenziamento del contrasto a mafie e corruzione, ma anche un «superamento dell’improcedibilità nel processo penale», che vada oltre la prescrizione processuale ex riforma Cartabia. Per i diritti, 'matrimonio egualitario' e una legge anti-omotransfobia.
Il programma di Azione e Iv si ispira in buona parte alle proposte dell’Unione Camere penali e prevede la separazione fra carriera di pm e di giudice, l’irrobustimento dell’organico e il rafforzamento del rito telematico. Nel penale, punta a evitare l’abuso di custodia cautelare. E, nel civile, a valorizzare la mediazione.
Le proposte del centrodestra s’incentrano sulla necessità di riforme sull’ordinamento giudiziario, civile e penale e sulla separazione assoluta delle carriere di pm e giudice. In cantiere pure il «giusto processo», la riforma del Codice degli appalti e del diritto penale dell’economia.