Cravatte di Hermes, borse di Vuitton, alberghi di lusso, regali per matrimoni e nascite, gioielli, ma anche biancheria intima di marca. E perfino multe e mance. Secondo la Guardia di Finanza 83 deputati e 14 dipendenti e consulenti dell’Assemblea regionale siciliana spendevano e spandevano così i rimborsi destinati ai gruppi. Spese non solo illecite, ma smisurate e sistematiche, che ammonterebbero a oltre 10 milioni di euro. E a incappare nell’indagine delle Fiamme Gialle c’è un nome eccellente: Davide Faraone, deputato, responsabile welfare nella nuova segreteria del Pd di Matteo Renzi. L’accusa per tutti è peculato. L’indagine riguarda la penultima e terzultima legislatura. «Il passato ci rincorre», il commento del governatore Rosario Crocetta. Le Fiamme Gialle hanno depositato in procura un’informativa con i risultati degli accertamenti. L’inchiesta, avviata nel 2012 su tutti i gruppi parlamentari della Regione Sicilia, vede tra gli indagati anche il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, deputato Udc anche nel periodo in esame. Gli investigatori hanno analizzato i conti della due legislature precedenti, quando i Gruppi non dovevano rendicontare le cosiddette spese di segreteria. A 13 deputati, tutti capigruppo, sono stati notificati inviti a comparire: nei prossimi giorni dai pm verranno sentiti Innocenzo Leontini, Rudy Maira, Cataldo Fiorenza, Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Antonello Cracolici, Francesco Musotto, Nicola Leanza, Nicola D’Agostino, Giambattista Bufardeci, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco. Molto più lunga la lista degli indagati, tra cui anche l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio e il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo. La notizia ha raggiunto i parlamentari impegnati nella maratona per l’approvazione della legge di stabilità. A dare corpo a una voce che rimbalzava da ore a Palazzo dei Normanni è stato il deputato del Pd Antonello Cracolici, che in Aula ha comunicato di avere ricevuto un avviso di garanzia. Tra le spese contestate all’ex capogruppo democratico ci sarebbero anche l’acquisto di cialde per il caffè, acqua minerale e necrologi. «Il vecchio-nuovo Pd di Renzi inciampa nelle spese da... Faraone. Perché Renzi non parla?», polemizza il capogruppo grillini al Senato, Maurizio Santangelo. «Non mi dimetto dalla segreteria – commenta Faraone, dicendosi pronto a farlo da tutto, «anche da uomo», in caso di rinvio a giudizio – e sono sereno e contento dell’inchiesta, se qualcuno ha rubato deve pagare e verrà fuori come abbiamo speso i soldi pubblici della Regione». Gli uomini vicini al segretario dicono di non essere preoccupati: sarebbe, spiegano, solo un atto dovuto. «Sono sereno – commenta D’Agostino – perché non ho mai usato fondi per finalità diversi da quelli istituzionali o politici». «Mi scervello – dice Ardizzone – per capire dove ho sbagliato. Mi alzo la mattina e guardo in faccia i miei figli. Sono pronto a giustificare tutto con la tracciabilità. Spero si faccia presto chiarezza».