Lucio Gionti gestisce il Caffè del Kassaro avviato da suo padre nel 1957. «Dal 1994 lo gestisco io – racconta Gionti – e nel 1996 proprio nel mio locale nacque il primo caffè concerto ». Fu un successo eccezionale che deve aver richiamato le attenzioni di Cosa Nostra che infatti, subito dopo, fa giungere richieste di pizzo. «Sempre telefoniche – dice Gionti – alle quali rispondevo di presentarsi perché li volevo vedere in faccia, e potevo andarli a denunziare ». E non finisce qui. Nel 2008 riprendono le pressanti telefonate e Gionti aderisce al Comitato Addio pizzo.
«Una mattina – racconta Gionti – si presentano nel mio locale due persone con una slot-machine che poggiano sul bancone. Era il modo silenzioso, da parte della mafia, di entrare nel mio locale. Mi rifiutai assolutamente di installare quella macchinetta nel mio locale, dicendo che se non l’avessero tolta loro, l’avrei presa io e gettata per strada. Non so cosa è successo ma devo essere stato assolutamente convincente. Se ne andarono».
Gionti ha sempre avuto un senso etico del denaro e del lavoro. Ancor oggi, ad esempio, nel suo locale non esiste il conge-latore: la spesa viene fatta ogni giorno, scegliendo prodotti a chilometro zero. Scelta felice, quindi, quella degli organizzatori, di premiare il Caffè del Kassaro, come esempio di impegno civile quotidiano contro la mafia e il ma-laffare che si presenta attraverso le slot-machine. Il Sindaco della città, Leoluca Orlando, ha voluto premiare Gionti con una targa e ha anche inaugurato lo Slot Mob palermitano.