lunedì 10 dicembre 2012
​Il rapporto Istat sui redditi e condizioni di vita nel nostro Paese evidenzia che nel 2011 il 28,4% della popolazione è a rischio povertà. In aumento rispetto all'anno precedente. Il 38% non riesce a far fronte a spese impreviste di oltre 800 euro.
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Non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro al mese. Non possono permettersi una settimana di ferie lontano da casa e c'è persino una fascia di italiani che non riescono neppure a riscaldare in maniera adeguata la casa, oppure a permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni. E' allarmante il quadro che emerge dall'ultimo Rapporto Istat sui redditi e le condizioni di vita nel nostro Paese: nel 2011, il 28,4% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell'ambito della strategia Europa 2020. L'indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2010), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro ed è definito come la quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni. I dati sono contenuti nel Report dell'Istat sui redditi e le condizioni di vita nel nostro paese nel 2011.

Rispetto al 2010 l'indicatore cresce di 2,6 punti percentuali a causa dall'aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all'11,1%). Dopo l'aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell'8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%), rileva l'Istat.
Aumentano, rispetto al 2010, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere, nell'anno, una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l'abitazione (dall'11,2% al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%), continua l'Istat.
 
Le famiglie più esposte al rischio di deprivazione sono quelle più numerose e/o con un basso numero dipercettori di reddito. Si trovano più spesso in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o più figli minori. Le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo mostrano una minore diffusione della severa diprivazione di quelle sostenute dal lavoro dipendente o da pensioni; le famiglie di pensionati sono anche quelle che hanno mostrato i più evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il 2011, spiega l'Istat.
A rischio famiglie monoreddito e chi vive nel MezzogiornoIl rischio di povertà, calcolato sulla base del reddito 2010, mostra aumenti più marcati tra gli individui residenti nelle regioni del Mezzogiorno, in famiglie monoreddito, dove la fonte principale di reddito è da lavoro, sia dipendente sia autonomo, tra le coppie con figli, con almeno un minore, i monogenitori. Il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito, nel 2010, un reddito netto non superiore a 24.444 euro l'anno (circa 2.037al mese). Nel Sud e nelle Isole, metà delle famiglie percepisce meno di 19.982 euro (circa 1.665 euro mensili). Ma nel Mezzogiorno, il reddito mediano delle famiglie è pari al 73% di quello delle famiglie residenti al Nord.
 
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