Assisi, l'arrivo della Marcia alla Basilica di San Francesco - foto Luca Liverani
Una partenza speciale, quest’anno, per la Marcia della Pace. A dare il via a Perugia alla folla arcobaleno fatta di ragazzi, famiglie, scout, associazioni, oggi c’è il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve dal piccolo palco vicino alla chiesa di San Pietro saluta e incoraggia il popolo pacifista che alle 9 è pronto per avviarsi lungo i 24 chilometri da percorrere fino ad Assisi. Un incoraggiamento prezioso, che arriva assieme ai messaggi di Papa Francesco e del presidente Sergio Mattarella.
«Mi unisco spiritualmente alla vostra marcia che compie 60 anni. Un impegno di pace – dice il cardinale Bassetti - andato avanti nel tempo, quest’anno centrato sul tema del prendersi cura, del chinarsi sugli altri, per rispondere al grido che si leva da più parti: “Non lasciarmi solo”. I care è l’opposto, come ha detto Papa Francesco, dell’indifferenza e della cultura dello scarto. Don Tonino Bello diceva che la pace è una conquista, un cammino in salita che tutti siamo chiamati a fare assieme. E’ l’I care di don Lorenzo Milani, il “mi sta a cuore”. Come dice il Papa nella Fratelli tutti, incoraggiandoci a diventare testimoni della cultura della cura, per colmare le disuguaglianze. Grazie e, come dicono gli scout, buona strada”.
Poi un insegnante legge il messaggio inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Dalla Marcia Perugia-Assisi proviene ogni volta un messaggio popolare molto forte, che scaturisce dalla consapevolezza del carattere integrale della pace e della stretta connessione tra i grandi temi globali, a cominciare dalla lotta alla povertà e alle diseguaglianze, dal contrasto al cambiamento climatico, dalla cooperazione necessaria – dice Mattarella - per assicurare ai popoli quel diritto a uno sviluppo sostenibile che è parte del diritto stesso alla vita e al futuro».
Mattarella sottolinea come «la stessa azione di contrasto alla pandemia può diventare una modalità di costruzione della pace. Il diritto alla cura è un caposaldo della piena cittadinanza, ma la cultura della cura va oltre le capacità del sistema di welfare». La cultura della cura, dice Mattarella, «è una dimensione della fraternità tra gli uomini, è un fattore di coesione sociale e può diventare vettore di un’economia orientata a un più equilibrato e duraturo sviluppo». «Nel mondo non mancano conflitti, oppressioni, violenze provocate da odi etnici e integralismi religiosi, minacce di riarmo nucleare. Non deve mai venir meno – incoraggia il Presidente - la voce di quanti chiedono la pace, il rispetto dei diritti dell’uomo, il cessate il fuoco ovunque si combatta». Ma la pace sia impegno «per ciascuno di noi, a partire dalla realtà quotidiana e da una educazione alla pace che deve farsi permanente». Da qui l’augurio del Quirinale «che i costruttori diventino sempre più numerosi nel cantiere della pace».
La marcia parte, non prima che sia stata espressa solidarietà alla Cgil per l’assalto squadrista alla sede nazionale. I marciatori passano sotto l’arco di Porta San Girolamo. In testa i giovani con lo striscione “I care – cura è il nuovo nome della pace”. Poi il lunghissimo bandierone coi sette colori dell’arcobaleno pacifista. Dietro i gonfaloni degli tanti enti locali. Marcia il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti, l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency da poco scomparso, impegnata nel soccorso in mare, il sindacalista ivoriano dei braccianti sfruttati Soumahoro Aboubakar. E associazioni, gruppi, sindacati, movimenti, parrocchie.
Alle 14 e 30 la testa del corteo – tutti con la mascherina anche se all’aria aperta - arriva al Sacro Convento di Assisi. Davanti alla basilica il direttore della sala stampa del Convento, padre Enzo Fortunato, assieme al presidente della Fnsi Beppe Giulietti e alla portavoce di Articolo 21, Elisa Marincola, si sono appena collegati a Malta con Corinne Vella, sorella della giornalista Daphne Caruana Galizia, assassinata per le sue inchieste sulla corruzione. Alla famiglia di Daphne va la solidarietà dei giornalisti italiani che si uniscono alla richiesta di verità sul delitto. Solidarietà anche a Patrick Zaki, detenuto in Egitto, ricordato con un aquilone col suo volto che vola libero sul prato della Basilica.
Davanti a Sacro Convento il corteo si ferma prima di salire alla Rocca per ascoltare, il vescovo di Assisi-Nocera Umbra monsignor Domenico Sorrentino, che legge il messaggio firmato personalmente da Papa Francesco: «Nel fatto che intorno al valore del prendersi cura, riferito agli altri e all’ambiente, si riscontri oggi un’ampia condivisione, possiamo riconoscere un positivo segno dei tempi - dice il Papa - che la crisi pandemia ha contribuito a far emergere. Con il gesto semplice ed essenziale del vostro camminare, voi avete affermato che la cultura della cura è una strada, anzi è la strada maestra che con conduce alla pace«». Perché «la cura infatti è il contrario dell’indifferenza, dello scarto, del violare la dignità dell’altro, cioè di quell’anti-cultura che è alla base della violenza e della guerra». Dopo due guerre mondiali e tante altre ovunque, dice Papa Francesco, «ancora, ed è scandaloso, gli stati spendono enormi somme di denaro per gli armamenti, mentre nelle Conferenze internazionali si proclama la pace, distogliendo di fatto lo sguardo dai milioni di fratelli e sorelle che mancano del necessario per vivere». Il cammino per la pace è lungo, ma l’importante è partire.