Un'anziana accompagnata per la vaccinazione ad Aosta - Ansa
Sui vaccini ogni Regione va per conto suo ma c’è chi, in base al piano vaccinale nazionale, dovrebbe essere immunizzato subito, perché fragile e quindi più a rischio contagio degli altri. E invece viene dimenticato. In Italia, circa un milione e mezzo di persone, tra disabili e caregiver familiari, è in attesa di ricevere il trattamento. Pochi di loro sono stati appena vaccinati: una minima percentuale, per ora.
Emofiliaci assenti
E ci sono categorie che nei calendari delle somministrazioni, risultano ancora – sorprendentemente – “invisibili” e non rientrano nelle priorità. Come gli emofiliaci, «categoria assente nella tabella ministeriale» denuncia Antonio Montoro, che scrive al presidente del Consiglio Draghi, sottolineando come «gli emofiliaci ultracinquentenni hanno alle spalle una storia di infezioni e pluripatologie importanti».
L’allarme dell’Anat
Un altro grido d’allarme arriva dall’Anat (Associazione nazionale atassia telangiectasia), organizzazione di volontariato che si occupa della tutela della salute dei pazienti affetti da questa malattia genetica (detta anche di Louis-Bar), prevalentemente pediatrica, che consiste nella progressiva perdita della coordinazione muscolare e determina un’immudeficienza che si manifesta con infezioni respiratorie. «Nella maggior parte delle regioni le liste di prenotazione non sono ancora aperte e, dove lo sono – denuncia la presidente Anat, Sara Biagiotti – la nostra patologia non viene riconosciuta come prioritaria». Solo i ragazzi affetti da atassia telangiectasia che frequentano i centri diurni e quelli con disabilità più grave (rientrati nella “categoria 2”), sottolinea l’associazione, sono stati vaccinati: ma si tratta proprio di uno sparuto drappello. «Eppure il piano vaccinale del 10 marzo scorso è chiarissimo: i pazienti affetti da questa malattia essendo persone estremamente vulnerabili rientrano nella categoria 1 delle persone “ad elevata fragilità” – prosegue Biagiotti –e per loro è fondamentale avere vaccini a “mRna” come Pfizer/Biontech o Moderna in tempi assolutamente rapidi». E, a quanto risulta all’Anat, «quasi mai, finora, il vaccino è stato proposto anche ai familiari dei malati nonostante il piano vaccinale preveda la somministrazione anche per conviventi o chi li assiste, misura che permette di proteggere soprattutto i ragazzi». La presidente Biagiotti chiede, a nome di tutte le famiglie dei pazienti «una maggiore chiarezza e un’unica linea da seguire a livello nazionale».
Il caso di Julian Lorenzo
Un caso singolo di «vaccini negati» è quello che riguarda i familiari di Julian Lorenzo, 11 anni, di Como, al quale all’età di tre mesi è stato trapiantato il fegato per una grave patologia congenita delle vie biliari. Si tratta di un bambino a rischio infezioni al quale in seguito è stato riscontrato anche un disturbo neuropsichiatrico. A causa della pandemia, la vita di Julian Lorenzo e dei suoi cari è diventata ancora più drammatica. «Per garantire l’incolumità di mio figlio – racconta la madre Manuela – siamo costretti ad evitare qualsiasi tipo di rapporto con l’esterno». Un isolamento totale dell’intero nucleo familiare, un calvario che sembrava potesse essere superato con l’arrivo del vaccino anti-Covid. Ma non è stato così. «Con profonda meraviglia ho verificato che nel piano vaccinale nazionale – afferma la signora Manuela – non c’era alcuna menzione al fatto che, non potendosi immunizzare con il siero un minore, il trattamento vada assicurato ai conviventi di maggiore età proprio per evitare che gli stessi possano essere veicolo di contagio per il proprio caro». Nel frattempo, la mamma di Julian Lorenzo ha sentito pediatri, Regione Lombardia, associazioni, altri genitori con bambini gravemente malati, per cercare di risolvere il problema. Ma non c’è stato nulla da fare. Finché, avendo saputo da tre medici dell’ospedale di Como che «quando avanzano dosi vengono somministrate a persone chiamate a caso e non a chi avrebbe dovuto riceverle», la signora ha presentato, tramite l’avvocato Michele Sarno, un esposto-denuncia al procuratore della Repubblica di Milano nel quale chiede di «verificare come si procede all’assegnazione di quei vaccini che avanzano» in conseguenza delle rinunce di chi è stato chiamato e «qual è il modo attraverso il quale vengono avvertite e scelte altre persone».
La denuncia della Fish
Ma anche nelle altre Regioni si verificano ritardi, omissioni e incongruenze, come conferma il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), Vincenzo Falabella. «Nel piano vaccinale del 10 marzo – spiega Falabella – si fa riferimento, nello stabilire le categorie prioritarie, ai soggetti affetti da disabilità fisica, sensoriale, intellettiva e psichica che corrispondono ai portatori di handicap gravi in base all’articolo 3, comma 3, della legge n.104 del 1992. E dopo diverse interlocuzioni, il commissario Figliuolo e il premier Draghi hanno accolto la nostra proposta di far vaccinare anche i caregiver nel più breve tempo possibile. Le Regioni però, nonostante l’avallo della Conferenza unificata, proseguono ognuna per la propria strada e a tutt’oggi ci risulta che Puglia, Umbria, Molise, Basilicata non sono ancora partite, nemmeno con le prenotazioni: siamo in grave ritardo».
Da sapere. La legge 104 fa da guida
Nel “piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da Sars-Cov2” c’è una parte che riguarda le “raccomandazioni sui gruppi della vaccinazione” con le quali sono state aggiornate le categorie da vaccinare e le priorità. Il documento è stato elaborato da ministero della Salute, Commissario straordinario per l’emergenza Covid, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa. Nell’aggioramento è stato specificato che saranno vaccinate subito, insieme agli over 80, le persone con disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica) definite disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 art.3 comma 3 e familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto (come, per esempio, le badanti).