martedì 28 gennaio 2025
Con l'iniziativa "Fatti a manetta", quattro detenuti sono stati coinvolti in un progetto legato alla filiera agricola locale. La direttrice del carcere, Castellano: la pena deve essere rieducativa
Detenuti al lavoro: c'è un progetto nel Casertano

Fotogramma Bergamo

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Detenuti al lavoro, per testimoniare che la carcerazione non è una parentesi in cui l’esistenza si ferma ma può diventare un’opportunità da sfruttare nel presente, per mettersi alla prova, creare reddito e contribuire a cambiare la narrazione negativa prevalente nell’opinione pubblica. Accade nella Casa di reclusione di reclusione “G.B.Novelli” di Carinola (Caserta), e coinvolge 4 detenuti già formati e pronti a essere impiegati. L’obiettivo è la realizzazione di un’attività agricola e sociale che controlli e gestisca tutte le fasi di produzione, completando le filiere, dalla coltivazione alla vendita, per fornire servizi di trasformazione di prodotti agricoli in conto terzi agli agricoltori del territorio ed agli altri istituti penitenziari della Campania. Il progetto “C.R.eA, Coltivare responsabilità e alternative in agricoltura” è nato all’interno della cabina di regia istituita dal Provveditorato regionale. È stato affidato all’Associazione temporanea di scopo (Ats) istituita tra le Cooperative Sociali Terra Felix, La Strada, L’uomo il legno e le aziende agricole Naturiamo e Rusciano, con il supporto della Federazione provinciale di Coldiretti Caserta. È prevista la coltivazione di oltre 7 ettari in campo aperto e la trasformazione dei prodotti in un laboratorio interno al carcere. Il progetto è stato presentato ieri a Carinola dal provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria per la Campania, Lucia Castellano, dal direttore della Casa di reclusione Carlo Brunetti e dal direttore di Coldiretti Caserta, Giuseppe Miselli.
Le cooperative si impegnano a coinvolgere i detenuti seguendo un piano di assunzione progressiva e a organizzare con la Regione Campania una formazione, nella quale sono già coinvolti 20 detenuti. In laboratorio verranno essiccati i prodotti dell’area di Carinola e quelli di Aversa, dove ha sede un’altra Casa di reclusione. L’obiettivo è la creazione di una filiera agroalimentare a livello provinciale, e in prospettiva regionale. Per dare visibilità e connotare l’originalità di queste produzioni è stato creato un marchio registrato, “Fatti a manetta”.
«È un primo mattone di un edificio che ci auguriamo crescerà nel tempo, e che valorizza realtà a forte connotazione sociale radicate nel territorio - sottolinea Lucia Castellano -. Un tentativo piccolo ma destinato a essere implementato, che si propone come una declinazione dell’articolo 27 della Costituzione, molto evocato ma ancora troppo poco realizzato, in base al quale le pene devono tendere alla rieducazione del condannato».

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