Domani Migrantes sarà al Colosseo alle 9 in punto per marciare in difesa degli ultimi. Una partecipazione tanto gioiosa quanto carica di significato, come spiega il direttore della Fondazione monsignor
Giancarlo Perego, fortemente impegnato sul tema dei rifugiati ambientali: "Oggi sullo scacchiere internazionale abbiamo aperti 33 conflitti che lo scorso anno hanno generato otto milioni di rifugiati. Ma nello stesso anno le persone costrette ad abbandonare la propria terra per gravi cambiamenti climatici sono state 24 milioni e 400mila. Il triplo dei rifugiati di guerra! Carenza di cibo, desertificazione, alluvioni e tutte le altre forme di degrado ambientale nell'ultimo decennio sono raddoppiate costringendo intere popolazioni a fuggire da territori divenuti ostili". Una situazione grave. "Chi fugge da una guerra vive un dramma assoluto. Ma chi ha visto morire la propria terra diventa un apolide, un uomo senza cittadinanza, consapevole che il suo dramma non avrà fine".
Se sono tanto numerosi e disperati perché non si parla di loro? Molto spesso la responsabilità dei danni ambientali subiti dalle loro terre è legata ad interessi politici ed economici molto forti, capaci di controllare l'informazione. Inoltre lo status di rifugiato ambientale è relativamente nuovo. Nella letteratura giuridica infatti il tema dell’asilo è quasi sempre trattato in relazione a questioni belliche o politiche.
Ma che si scappi da una guerra o da un disastro ambientale non si hanno sempre gli stessi diritti? Hanno un diritto reale che però non è riconosciuto, quindi difficile da esigere. È lo stesso Papa Francesco, nel paragrafo 25 della
Laudato si', a sottolineare la generale indifferenza verso questo tema; a denunciare come, nelle convenzioni internazionali, questi migranti non siano riconosciuti come rifugiati e portino quindi il peso di una vita sostanzialmente abbandonata, senza alcuna tutela normativa.
Marcerete al Colosseo guardando alla Conferenza di Parigi? Noi ci auguriamo che la Cop 21 affronti e risolva questa importante emergenza. Il diritto alla protezione internazionale è davvero l'ultima speranza per chi in realtà avrebbe diritto a rimanere nella propria terra e a vederla salvaguardata. Marceremo insieme alle nostre comunità con lo spirito allegro che è proprio dei migranti. Chiedendo con forza a Parigi di non abbandonare decine di milioni di persone, ma chiedendo anche ad ogni abitante del pianeta di adottare stili di vita più sostenibili perché mai più nessuno debba vedersi privato della propria terra d'origine.