giovedì 12 aprile 2012
Saranno garantiti gli aiuti finora promessi, pari a 9 miliardi l’anno fino al 2020, aumentandoli con stanziamenti ridotti però da 6 a 3 miliardi. La quota salirà al 35%. E con meno incentivi. I due decreti interministeriali stabiliscono meno sussidi al fotovoltaico e più risorse all’idroelettrico.
Gas e prezzi, l’Italia studia la svolta
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​Più energia prodotta da fonti rinnovabili "in casa". Con un minor aumento degli incentivi e un loro minor sbilanciamento verso il fotovoltaico. E una promessa (da verificare) che questo piano non appesantirà troppo le bollette degli italiani. Il superministro Corrado Passera batte un colpo sul fronte energetico (uno dei capitoli più importanti dell’atteso piano per la crescita) e assieme ai suoi colleghi Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, e Mario Catania (Agricoltura), vara due schemi di decreti ministeriali che definiscono il cosiddetto Quinto Conto energia.A proporre la ricetta magica per riscrivere il piano energetico nazionale è il titolare dello Sviluppo economico e Infrastrutture. Rispetto alle scelte fatte da Spagna e Portogallo che, in preda ai problemi di bilancio, hanno tagliato drasticamente gli incentivi, Passera spiega che il governo Monti «continua a credere nelle rinnovabili». Anzi, per una volta punta «a far meglio» di tutti i concorrenti europei: se, rispetto al programma comunitario finalizzato al 2020, l’Italia s’è già portata molto avanti sul consumo di elettricità da rinnovabili (per centrarlo, fra 8 anni dovremmo arrivare al 26%, pari a 100 TWh, e già oggi siamo a quota 94), ora sposta l’asticella al 32-35% che, peraltro, di questo passo sarebbe raggiunto anche prima.Per raggiungere questo scopo gli incentivi rimarranno. Ma si cambia marcia rispetto a un regime che - s’è lasciato sfuggire con una battuta Clini - «specie per il solare remunerava più del traffico di droga». O, per dirla con le parole più <+corsivo>politically correct<+tondo> di Passera, li ha visti «troppo concentrati all’inizio (dal 2009 in poi, <+corsivo>ndr<+tondo>), quando peraltro i costi tecnologici erano maggiori, col risultato che a oggi avremmo potuto installare oltre il doppio degli impianti a parità di spesa». In pratica, saranno garantiti tutti gli incentivi finora promessi e che pesano per 9 miliardi l’anno - 170 cumulati su 20 anni - sulla bolletta energetica nazionale (dove, tuttavia, la voce prevalente resta quella dei 21 miliardi del costo dell’energia) ma, rispetto a una spesa "inerziale" che li avrebbe fatti crescere di ulteriori 6 miliardi, il loro aumento sarà ridotto della metà, per un importo globale che passerà quindi da 9 a 12 miliardi annui. Da quando? La "scaletta" prevede due scadenze diverse: il nuovo sistema entrerà in vigore al superamento (previsto fra luglio e ottobre prossimi) della soglia di 6 miliardi di aiuti pubblici per il fotovoltaico da energia solare, che dovrebbe stabilizzarsi poi sui 6,5 l’anno; e il 1° gennaio 2013 per il non fotovoltaico (idroelettrico, geotermico, eolico, da biomasse e biogas), che assorbirà gran parte dei nuovi incentivi (2,5 su 3 miliardi). Questo proprio per suddividerli in modo più bilanciato senza avvantaggiare troppo il fotovoltaico, dove siamo già il secondo mercato mondiale dopo la Germania e abbiamo prodotto nel 2011 6 volte tanto l’energia fabbricata negli Usa. In generale si tenderà a un maggior allineamento degli incentivi rispetto alla media Ue: a esempio, quelli sui mini-impianti a energia solare caleranno da 352 a 237 euro a Mwh, rispetto ai 224 del Regno Unito (in corso di revisione) e ai 110 della Germania.La scommessa forte è però quella sullo stop alle impennate delle tariffe in bolletta. «Non ci saranno più "effetti-gradino" verso l’alto, ma una stabilizzazione degli effetti», ha detto Passera. I tecnici hanno spiegato che il "segreto" sarà un «più equilibrato sistema di pianificazione dei volumi e delle quantità», tale da consentire una crescita degli impianti autorizzati in linea con lo sviluppo dei costi tecnologici (finora il fotovoltaico è cresciuto tantissimo e, ha sottolineato Clini, lo ha fatto «alimentando le tecnologie importate e senza favorire gli investimenti nazionali»). Per le procedure amministrative, sarà introdotto un sistema di aste al ribasso per i grandi impianti (superiori a 5 MV) e tramite registri di prenotazione per quelli medio-piccoli (sono invece esclusi dai registri i micro-impianti domestici). L’intero impianto, malgrado la scelta in teoria pro-rinnovabili, non soddisfa però i Verdi: per il leader Bonelli «il governo si conferma nemico dell’innovazione nell’energia». Per finire, Passera ha poi confermato il possibile arrivo di una "carbon tax" per le imprese: «Noi ci crediamo, è nella delega fiscale».
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