Foto presidente coop Livatino
Un altro sfregio per Rosario Livatino, proprio nel giorno che ricorda il suo martirio. Forse solo una coincidenza o forse no. Siamo in terra di mafia e certi fatti sono qualcosa di più. Oggi è il 31mo anniversario dell'omicidio del giovane giudice beatificato lo scorso 9 maggio. Giorno ancor più da ricordare.
Così Legambiente Sicilia, nell'ambito della campagna nazionale "Liberi dai veleni" aveva deciso di tenere un flash mob nella grande discarica abusiva, piena di tonnellate di amianto, realizzata su un terreno confiscato proprio da Livatino in contrada Gibbesi nel comune di Naro. Un disastro ambientale denunciato due mesi fa da Avvenire e che aveva provocato l'apertura di un fascicolo da parte della procura di Agrigento. Ma nessuno si è mosso nè per bonificare nè per bloccare gli scarichi.
Oggi l'incredibile "sorpresa", come ci racconta Giovanni Lo Iacono, presidente della cooperativa che porta il nome del magistrato e che, tra minacce, attentati e occupazioni abusive, coltiva vari terreni confiscati.
"Siamo arrivati alle 10 per accompagnare i volontari di Legambiente e all'inizio della discarica abbiamo trovato quattro grandi cartoni pieni di scarti di carne. Erano sicuramente lì da poco perchè la carne non era putrefatta malgrado il gran caldo, più di 30 gradi".
Foto presidente coop Livatino
Davvero strano. Chi può aver deciso di scaricarli in piena campagna, lontano dai paesi? Oltretutto percorrendo una strada sterrata, dissestata, piena di buche, sassi e frane. Col rischio di sfasciare l'auto. Mentre sarebbe bastato scaricarli in qualche terreno più agevolmente raggiungibile. Perchè arrivare fino a lì?
"Un gesto vigliacco - si sfoga Giovanni -, volontariamente per inquinare e forse anche per altro. Altrimenti che senso avrebbe?". Sono intervenuti i carabinieri presenti per accompagnare i giovani (da queste parti non si sa mai...), che hanno dovuto prendere atto, anche loro stupiti, che gli scarichi continuano, malgrado l'area con la discarica sia sotto sequestro.
E questo avviene proprio nel giorno in cui, al termine della Peregrinatio iniziata il 19 settembre, la reliquia di Livatino, la camicia che indossava il 21 settembre 1990, sporca di sangue, ha fatto sosta nella sua casa di Canicattì. "Una camicia che quel giorno profumava delle cure di mamma Rosalia - sono state le parole don Giuseppe Cumbo, Vicario Generale dell'arcidiocesi di Agrigento -. È la camicia che indica la precisione e il decoro nel dover affrontare dignitosamente una giornata di lavoro". E tutto questo rende ancor più criminale, quasi sacrilego, il nuovo sfregio al "piccolo giudice".