Seguire la logica delle prese di posizione di Alternativa popolare contro la nuova legge sulla cittadinanza è davvero arduo. Non ci stanchiamo di ripetere che se si ritiene che una legge sia giusta (e utile, tanto che la stessa Ap la votò alla Camera due anni fa), non c’è un 'momento sbagliato' per approvarla, giacché se lo ius culturae è giusto, lo è sempre, a prescindere dalle circostanze. E dunque ogni momento è quello migliore per dire un sì definitivo.
Ma se anche si volessero prendere in considerazione le obiezioni di una parte dello schieramento politico, la disinformazione e i conseguenti timori di una porzione di cittadini, questo sarebbe semmai il tempo giusto per l’esposizione delle buone ragioni, della chiarezza degli intenti e del coraggio delle scelte. Non la resa a braccia alzate rispetto alle argomentazioni di chi dice 'no'.
Se, invece, non si è convinti di alcuni contenuti della legge, se si è cambiata idea rispetto al voto precedente, allora lo si dica con chiarezza e si proponga, per esempio, un 'patto di ferro' su poche e ben concordate modifiche, impegnandosi a votarle ora al Senato ed entro la fine della legislatura di nuovo alla Camera. Altrimenti si rischia – come ha fatto ieri il ministro Angelino Alfano – di dire e fare una 'cosa sbagliata' al 'momento giusto', cioè mettersi di traverso quando c’è finalmente da decidere.