Il Consiglio dei ministri conferma l'intervento fiscale da 7 miliardi sull'Irpef e di un miliardo sull'Irap. Ma non passa l'idea di introdurre un contributo di solidarietà temporaneo sui reddito più alti per finanziare l'intervento contro il caro-bollette.
La proposta avanzata dal premier Mario Draghi voleva andare incontro alle richieste dei sindacati, critici con il nuovo impianto Irpef, considerato penalizzante per i redditi più bassi. Si trattava di annullare per uno o due anni lo sconto fiscale (247 euro a contribuente, per un totale di circa 250 milioni) dovuto con la nuova tassazione per i redditi oltre i 75mila euro. In pratica per questi redditi non sarebbe cambiato nulla rispetto alla situazione attuale, mentre le risorse recuperate sarebbero state impiegate per alleviare il peso dei rincari dell'energia. Ma sul punto il Cdm si è diviso e data la contrarietà di Lega, FI e Iv il contributo addizionale è stato messo da parte. A favore si erano espressi Pd e Leu.
Sorte migliore ha avuto invece l'ipotesi di restringere ai lavoratori dipendenti entro i 35mila euro di reddito la decontribuzione una tantum prevista per il 2022. Fino ieri si era parlato di una soglia più alta, a 47 mila euro. Anche questo un modo per riequilibrare l'intervento sui redditi a favore dei meno abbienti, che è stato accolto dalla maggioranza. L'operazione sarà finanziata attingendo a 1,5 miliardi del "tesoretto" derivante dai risparmi previsti nell'applicazione della nuova Irpef nel primo anno.
Tesoretto che per altri 500 milioni è destinato alla misura contro il caro-bollette, come Draghi già giovedì sera aveva assicurato ai sindacati. Oggi è emerso che comunque sul tema dell'energia ci saranno 300 milioni aggiuntivi, nonostante il no al contributo. In tutto quindi saranno 800 milioni in più, oltre ai 2 miliardi già messi a bilancio.
Nel corso della mattinata il premier ha parlato al telefono con i leader dei sindacati. Cgil e Uil restano insoddisfatte delle misure mentre maggiore apertura ha mostrato la Cisl.