martedì 25 ottobre 2011
Dura nota diffusa da Palazzo Chigi: «Nessuno nell’Unione può parlare a nome di governi eletti e di popoli europei». Esplicita denuncia di «giochi di potere» in Italia e in Europa che sarebbero all’origine dell’offensiva.
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«Nessuno nell’Unione può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei. Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner». A muso duro, anzi durissimo, Silvio Berlusconi, in nome dell’«Italia del lavoro e dell’impresa» che «sa come stanno le cose», risponde ai sorrisi umilianti per il nostro Paese di Nicolas Sarcozy e Angela Merkel della scorsa domenica. Li squalifica come «giochi di potere» europei, alla stessa stregua di quelli «interni» che sembrano, nel momento in cui Palazzo Chigi sforna questa nota, mettere alle corde, se non già al tappeto, l’esecutivo. E poi affonda il coltello sulla «crisi del sistema bancario, in particolare franco-tedesco», alla quale sembra riportare le turbolenze sul debito degli Stati membri. L’Italia, rimarca, su questo ha «posizioni ferme», che porterà al prossimo vertice dell’Unione. Ed in effetti questa volta sulle argomentazioni di Palazzo Chigi, non c’è nulla da ridere. «L’euro – scrive il presidente del Consiglio – è l’unica moneta che non abbia alle spalle, come il dollaro o la sterlina o lo yen, un prestatore di ultima istanza disposto a difendere strutturalmente la sua credibilità di fronte all’aggressività dei mercati finanziari». Dunque «questa situazione va corretta una volta per tutte, pena una crisi che sarebbe crisi comune di tutte le economie europee».Ma il Cavaliere appare sdegnato più che con Berlino, con Parigi, con cui di questi tempi svariati sono i motivi di contenzioso. «Stiamo facendo qualche timido passo avanti per un governo dell’area euro, ma resta ancora molto da fare – continua il proclama berlusconiano –. La Germania di Angela Merkel (sottinteso: non così la Francia di Sarko, ndr) è consapevole di questo, e il suo lavoro si avvarrà della nostra leale collaborazione». Rivendicando a pieno titolo il ruolo storico dell’Italia «come straordinario Paese fondatore che tiene cara la cooperazione sovranazionale almeno quanto la sua orgogliosa indipendenza», Berlusconi è prodigo di rassicurazioni per Bruxelles. L’Italia ha già fatto e si appresta a completare quel che è nell’interesse nazionale ed europeo, «onora» il suo debito pubblico «puntualmente», ha «un avanzo primario più virtuoso di quello dei nostri partner», e nel 2013 avrà un bilancio in pari. Insomma «nessuno ha alcunché da temere» da quella che è pur sempre «la terza economia europea».Oltre a scrollarsi di dosso i risolini, il Cavaliere si scaglia contro gli oppositori interni. «L’insieme della classe dirigente italiana – avverte – se vuol essere considerata tale, invece che un coro di demagoghi, dovrebbe unirsi nello sforzo dello sviluppo e delle necessarie riforme strutturali» sulle quali il governo sta per prendere «decisioni di grande importanza». E accusando «pessimismo» e «catastrofismo» di partiti e fazioni, invita a mettersi in sintonia con il Paese reale.
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