La Culla per la vita della Croce Rossa di Bergamo dove è stata trovata Noemi - .
Il sensore s’è acceso subito, rivelando la presenza di quel piccolo corpicino che sfiora i tre chili di peso. Accanto, un biglietto: «Nata stamattina» sono le prime parole, vergate a penna blu su un foglio a righe. Bergamo, sede del Comitato della Croce Rossa Italiana, poco fuori dal centro della città: la “Culla per la vita”, che dalla fine del 2019 è lì per salvare quei bimbi che vivono il dramma dell’abbandono, ieri ha tenuto ancorata alla vita una piccola nata in mattinata.
Non accadeva da anni nel capoluogo bergamasco, ed è una storia che simbolicamente si unisce alle altre restituite dalla cronaca recentissima a Milano: sono le storie di Enea, lasciata a inizio aprile nella “Culla per la vita” della “Mangiagalli”, e poi di un’altra bambina salvata quattro giorni dopo al “Buzzi”, fino al caso purtroppo tragico della neonata trovata morta in un cassonetto in zona Città Studi il 28 aprile. La piccola di Bergamo è stata chiamata Noemi dagli operatori dell'ospedale.
Quando nel pomeriggio di oggi alla Croce Rossa di Bergamo il sensore ha dato l’allarme, un’autoambulanza e un’automedica sono uscite per dare un primo soccorso al bebè. La bambina – forse di origini sudamericane, secondo i tratti del viso – starebbe comunque bene, in discrete condizioni di salute, e dopo le primissime cure è stata affidata alle cure dell’ospedale “Papa Giovanni” di Bergamo, nel reparto di Patologia neonatale.
A lasciarla nella culla salvavita è stata probabilmente la madre, insieme a un biglietto d’addio: «Nata stamattina 3/05/2023 – si legge sul foglio –. A casa, solo io e lei (come in questi 9 mesi). Non posso, ma le auguro tutto il bene e la felicità del mondo. Un bacio per sempre (dalla mamma)». Poi un’ultima frase, dedicata a chi, attraverso quella culla, ha metaforicamente abbracciato la figlia: «Vi affido un pezzo importante della mia vita, che sicuramente non dimenticherò mai». La lettera è ora nelle mani della questura di Bergamo, che sta seguendo il caso.
La “Culla per la vita” allestita nella sede del Comitato di Bergamo della Croce Rossa – in precedenza era nel monastero “Matris Domini”, in centro Bergamo – è attiva dalla metà del dicembre 2019, come dono della sezione bergamasca dell’Associazione italiana donne medico. Negli anni, fino a ieri, mai quella culla aveva accolto una vita; qualche volta erano scattati dei falsi allarmi, dovuti al gesto di qualche curioso o a uno scherzo. «La piccola sta benissimo – fanno sapere dalla Croce Rossa di Bergamo – ed è al sicuro in ospedale. La mamma, a cui va tutto il nostro affetto e sostegno, ha lasciato un biglietto molto toccante. I nostri operatori in sede hanno ancora le lacrime agli occhi».
In meno di un mese, è la quarta storia simile – pur con sfumature diverse, e in un caso con l’esito più tragico – che attraversa la Lombardia. Era capitato dapprima la mattina di Pasqua, quando alle 11,40 era suonato l’allarme (non capitava dal 2016, è il terzo caso dal 2007) della “Culla per la vita” della clinica Mangiagalli: all’interno c’era Enea, neonato di 2,6 chili avvolto in una coperta e accompagnato da una lettera. «Ciao, mi chiamo Enea – si leggeva nel biglietto. Sono nato perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile». Due giorni dopo, il 12 aprile, una bambina era stata lasciata all’ospedale Buzzi, dopo il parto in un capannone diroccato in zona Quarto Oggiaro. Infine nella serata del 28 aprile s’era invece consumata la tragedia, a Città Studi: tra via Botticelli e via Saldini un uomo aveva trovato il corpicino senza vita di una bambina appena nata, abbandonata morta in un cassonetto della Caritas.