Matteo Renzi non attende l’Assemblea del Pd di oggi per confermare una linea da cui non intende recedere: «Accetto ogni discussione, compromesso e mediazione, ma non mi rassegno che vinca la palude». E «non ammetto un partito anarchico». Il caso del trasferimento di commissione di Corradino Mineo e la conseguente autosospensione di 14 senatori non frena il segretario del Pd. E a chi credeva che la cosa fosse sfuggita di mano durante il viaggio in oriente, il premier replica con assoluta certezza: nessun errore, nessun passo falso. «Se utilizzi il tuo voto decisivo in commissione per affossare un progetto del governo, non stai esercitando la tua libertà di coscienza ma stai cercando di affossare la legge costituzionale. È del tutto normale, evidente e pacifico il potere sostitutivo».Insomma, il processo di riforme è quello che chiedono gli italiani, ma anche gli investitori stranieri, nonché l’Europa. E non sarà Mineo o chi per lui a bloccarlo «per avere un momento di notorietà», avvisa il segretario del Pd. Altro sarà il dibattito in aula, dove la disciplina di partito diventa più elastica. Ma di fatto anche qui la questione resta delicata, dopo che in settimana il governo e la maggioranza sono stati sconfitti da 34 franchi tiratori del Pd sulla responsabilità civile dei giudici. E allora l’assemblea di oggi, che doveva celebrare la vittoria delle europee, diventa l’occasione di un confronto molto più delicato. Ieri Lorenzo Guerini ha lavorato fino a notte per ricomporre il malessere interno ed evitare la spaccatura oggi. L’ipotesi di mettere ai voti un documento è malvista anche dalla minoranza, divisa al suo interno. Tanto che lo stesso Stefano Fassina chiede di risolvere le questioni aperte, prima di presentarsi al plenum di oggi. D’altronde Renzi è tornato più determinato che mai dalla Cina, come ha volutamente dimostrato ieri sera, cercando quasi di essere interrogato sulle questioni «più strettamente politiche» nel corso della presentazione delle misure economiche. Dunque il segretario potrebbe dare conto dei punti di accordo tra i diversi partiti sulle riforme istituzionali. La tabella di marcia non si tocca. Perciò arrivare a un voto di sfiducia non servirebbe al Pd che ha vinto le europee con il 40 e oltre per cento. Il lavoro del vicesegretario Guerini, però, non è facile. Già da ieri mattina i 14 senatori avevano attaccato a testa bassa il capogruppo Luigi Zanda, il ministro Maria Elena Boschi e lo stesso Renzi. Pippo Civati che sul suo blog avverte il premier: «Visto che hai deciso di far precipitare le cose e di strappare, dando il via alla sostituzione di Mineo dalla Cina, te lo scrivo prima, così se ti va hai tempo di rifletterci su»: riguardo all’elezione diretta dei senatori, se è in atto «una prova di forza stai facendo un errore e, per quanto mi riguarda, chi fa le prove di forza sulla Costituzione, è già fuori di essa».Come Zanda, però, anche il capogruppo alla Camera, nato tra i bersaniani e mediatore tra le anime del partito, trova corretta la sostituzione di Mineo. «Non utilizzerei il termine epurazione per la sostituzione – dice Roberto Speranza – , però è del tutto evidente che in commissione il gruppo del Pd deve esprimere una posizione che è quella di maggioranza. Quando un voto purtroppo si rende decisivo per provare a realizzare quelle riforme, è evidente che non si può continuare a restare in questa situazione». Posizione contestata da Vannino Chiti, portabandiera delle anime critiche del Senato: «Mi auguro anche io che ci sia un chiarimento, ma soprattutto mi auguravo che Speranza, che è presidente di un gruppo parlamentare, dicesse che l’articolo 67 della Costituzione è sacro». In questo clima dovrà maturare oggi l’elezione del nuovo presidente dell’assemblea, mentre per la segreteria da rinnovare, per evitare i doppi incarichi Guerini ha già detto si provvederà la prossima settimana. La maggioranza aveva proposto nelle scorse settimane alle minoranze di trovare un candidato in grado di fare sintesi tra le due aree, i Giovani turchi e Area riformista. i primi hanno però avanzato l’ipotesi di Matteo Orfini, i secondi Paola De Micheli, mentre resta in pista l’ex segretario Guglielmo Epifani.