Operatori della Croce rossa italiana su una delle navi quarantena
Nel caos della pandemia spunta per il ministero dell’Interno il rischio di trovarsi coinvolto in denunce per illecito trattenimento di persone. Il caso riguarda circa 1.000 migranti a bordo delle navi quarantena. Migranti e profughi che di fatto non possono sbarcare a terra nonostante sia trascorso il periodo di isolamento sanitario. Secondo le norme gli stranieri, anche se negativi al test effettuato al momento dello sbarco in Italia, devono comunque trascorrere dieci giorni sulle navi, dove sono assistiti da team dedicati della Croce rossa italiana. Al termine gli stranieri con test negativo vengono sbarcati e accompagnati nei centri di permanenza. Poiché in quel breve periodo è impossibile procedere al percorso vaccinale, a loro non può essere concesso il greenpass. Per questa ragione non possono accedere ai mezzi di trasporto verso i centri di accoglienza.
A quanto si apprende, il periodo di dieci giorni è già stato superato per le 487 persone a bordo della nave Allegra, verrà oltrepassato oggi sulla nave Aurelia e nei prossimi giorni il limite oltre il quale vi sarebbe una sorta di “sequestro di persona” verrebbe varcato anche per le altre tre navi adibite a questo servizio.
Analogo problema si era posto nei giorni scorsi per i residenti e in particolare gli studenti delle isole minori che devono raggiungere la Penisola a bordo di mezzi di trasporto pubblico ma che non sono ancora forniti di greenpass rafforzato. Nei giorni scorsi il ministero della Salute ha varato una serie di deroghe consentendono comunque gli spostamenti. Tuttavia restano escluse le circa 1.000 persone a bordo delle navi quarantena.
Gli operatori della Croce rossa italiana annunciano di voler lasciare i traghetti entro questa sera se non venisse trovata una soluzione immediata. La Croce Rossa aveva concordato fin dall’inizio con le autorità di prestare assistenza a patto che mai venissero superati i periodi di permanenza consentiti dalla legge.