Decreti legge ancora nel mirino del Quirinale. Dopo la solenne bocciatura del decreto "Salva Roma", il presidente della Repubblica ha raccomandato ai presidenti delle Camere «il massimo rigore» nel valutare «l’ammissibilità degli emendamenti ai disegni di legge di conversione».
Con una lettera a Grasso e a Boldrini, Napolitano riapre un fronte annoso e sempre "caldo" tra Quirinale e da una parte, e governo e Parlamento dall’altra. Quello, ossia, dell’abuso della decretazione di urgenza che ha spinto negli anni diversi presidenti della Repubblica a lanciare dei veri e propri altolà in difesa della Costituzione.
«Numerosi – ricorda a questo proposito Napolitano nella lettera ai presidenti – sono stati i richiami formulati nelle scorse legislature da me, e già dal presidente Ciampi, alla necessità di rispettare i principi relativi alle caratteristiche e ai contenuti dei provvedimenti di urgenza». Principi contenuti nella Costituzione, nella legge 400 sui poteri del governo e, rammenta ancora il capo dello Stato, ribaditi più volte dalla Corte Costituzionale.
Napolitano cita, in particolare, una pronuncia della Consulta del 2012, secondo la quale «l’inserimento di norme eterogenee rispetto all’oggetto o alle finalità del decreto spezza il legame logico-giuridico tra la valutazione fatta dal governo dell’urgenza del provvedere e i provvedimenti provvisori con forza di legge». Del resto, sembra dire Napolitano, i moniti a non continuare con abusi e stravolgimenti della decretazione non sono mancati. E ricorda che «proprio a seguito di questa sentenza» egli stesso aveva inviato agli allora presidenti dei due rami del Parlamento l’avviso che «di fronte all’abnormità dell’esito del procedimento di conversione non avrei più potuto rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio». Pur sapendo, spiega ancora il presidente, che mancando il potere di rinvio parziale, sarebbe stato costretto – come è accaduto con il «Salva Roma» – a bocciare l’intero provvedimento.
La conclusione della lettera è molto esplicita, rinnovando l’invito «ad attenersi, nel valutare l’ammissibilità degli emendamenti riferiti ai decreti legge, a criteri di stretta attinenza allo specifico oggetto degli stessi e alle relative finalità, anche adottando, se ritenuto necessario le opportune modifiche dei regolamenti parlamentari».Laura Boldrini promette: «A gennaio la bozza di riforma dei regolamenti». Mentre Grasso ha annunciato che da ora in Senato si adotterà la linea dura.