È sbagliato lasciarsi andare a
"rappresentazioni distruttive" della politica, ma questa deve
recuperare valori e moralità. Lo ha detto Giorgio Napolitano,
intervenendo ad una iniziativa promossa dall'Accademia dei Lincei.
"So bene che è stato fatale, per mettere in crisi soprattutto
l'avvicinamento dei giovani alla politica - ha aggiunto il Capo dello
Stato- l'impoverimento culturale degli attori e dei punti di
riferimento essenziali, cioè dei politici e dei partiti. L'ho
percepito e l'ho scritto quasi dieci anni fa, nella mia autobiografia
politica, scritta anche in vista del commiato da pubbliche
responsabilità"."La critica della politica e dei partiti, preziosa e feconda nel suo rigore, purché non priva di obiettività, senso della misura, capacità di distinguere ed esprimere giudizi differenziati, è degenerata in antipolitica, cioè in patologia eversiva", ha aggiunto Napolitano.
"Insisto su un dato dell'impoverimento culturale, inteso come
smarrimento di valori, che si è verificato anche per effetto di uno
spegnimento delle occasioni di formazione e di approfondimento offerte
nel passato dai partiti in quanto soggetti collettivi dotati di
strumenti specifici e qualificanti. È stato questo un fattore
decisivo anche di impoverimento morale. Perchè la moralità di chi fa
politica poggia sull'adesione profonda, non superficiale, ha valori e
fini alla cui affermazione concorrere col pensiero e con l'azione.
Altrimenti, l'esercizio di funzioni politiche può franare nella
routine burocratica, nel carrierismo personale, nella ricerca di
soluzioni spicciole per i problemi della comunità, se non nella più
miserevole compravendita di favori, nella scia di veri e propri
circoli di torbido affarismo e sistematica corruzione".