La svolta storica di Cuba, le riforme di casa nostra e la sfida di Renzi. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ricevendo al Quirinale il Corpo diplomatico accreditato in Italia per i consueti auguri di Natale, tocca tutti gli argomenti di attualità. E poi annuncia, confermando le indiscrezioni circolate da settimane sull'intenzione di rassegnare le dimissioni (forse nel discorso di fine anno del 31 dicembre) in concomintanza con la fine del semestre europeo (13 gennaio) di presidenza italiana, che il suo mandato è agli sgoccioli. "La fine del mio mandato è imminente" annuncia, quasi per inciso.
Il presidente della Repubblica non ha fatto mancare, ancora una volta, il suo pieno sostegno all'operato del governo. Quella portata avanti dal premier Matteo Renzi è "un'opera difficile e non priva di incognite". Masoprattutto non c'erano "alternative per chi, come noi, credenelle potenzialità di questo Paese" ha detto lodando "il coraggiososforzo per eliminare alcuni nodi e correggere mali antichi chehanno frenato lo sviluppo del Paese e sbilanciato la strutturadella società italiana e del suo sistema politico". Napolitano ha definito poi fondamentale il lavoro fatto dall'Italia nei sei mesi di presidenza Ue sul fronte dell'immigrazione. "Siamo riusciti a far comprendere che gli epocali fenomeni migratori connessi con i tragici eventi in Medio Oriente e in Africa costituiscono una vera emergenza europea e che come tale vanno affrontati" ha detto ricordando che "solo sulle coste italiane sono state quest'anno tratte in salvo 170 mila persone". Renzi: abbiamo impartato la lezione. "Abbiamo imparato la lezione del 2013" ha detto il premier Matteo Renzi assicurando che la successione a Napolitano avverrà senza intoppi, "nei tempi stabiliti". Il riferimento è ancora una volta alla mancata elezion e di Romano Prodi e a quei 101 voti "mancanti" che hanno convinto, dopo alterne vicende, i partiti a chiedere a Napolitano di restare ancora un po' al suo posto. Attacco choc dal leader del M5S Beppe Grillo: Napolitano dovrebbe costituirsi, non dimettersi.
Boldrini: Italia pronta per una donna, no autocandidatura. Laura Boldrini esclude "categoricamente" una sua autocandidatura al Quirinale: aver detto che è giunto il tempo di una donna presidente della Repubblica non era un modo per candidarsi. "Quando mi è stato chiesto se l'Italia sia pronta ad una presidente donna ho detto che lo è.Avrei dovuto dire il contrario? Si possono avere presidenti donna in Brasile, in Argentina e in Italia no, così non c'erano polemiche e presunte autocandidature?. Quello che ho detto - puntualizza la presidente della Camera -non ha nulla a che vedere con una autocandidatura. Penso che tutti possiamo concordare sul fatto che il Quirinale non sia un luogo riservato a soli uomini. Si valuterà sulla base di autorevolezza e qualifiche, ma invito a non escludere le donne valide".