Il primo a chiedere 'la carta' è stato Giorgio Napolitano. Si é mosso subito dopo il laconico comunicato del Tribunale di sorveglianza emesso il 15 mattina. Lo ha fatto attraverso i carabinieri, che garantivano l’autenticità della richiesta del presidente della Repubblica al presidente della sezione di 'sorveglianza' Pasquale Nobile de Santis. Sempre i carabinieri hanno inviato poi le dieci pagine a Roma, verosimilmente con un fax. Stesso sistema col quale il 'dispositivo' era stato notificato al condannato Silvio Berlusconi e ai suoi avvocati,Franco Coppi e Niccolò Ghedini. La richiesta, che seppur legittima non ha precedenti, ha creato sorpresa non perplessità al Tribunale di Sorveglianza. Sarebbe stato inopportuno che il Quirinale si fosse rivolto ai difensori o al procuratore generale Antonio Lamanna, che ne avevano copia. Napolitano, come tutti, conosceva già i dettagli e i tempi d’impiego nella struttura dove Berlusconi, con dieci mesi e mezzo di 'volontariato', cancellerà quel che resta della condanna a quattro anni per frode fiscale. Più importante per lui conoscere da subito il profilo disegnato dal giudice relatore Beatrice Crosti e soprattutto i paletti nei quali il condannato dovrà svolgere l’attività pubblica. Se di conseguenza è possibile che il capo dello stato tenga aperto un canale di comunicazione o incontri l’ex presidente del Consiglio. Che Berlusconi sia ancora «persona socialmente pericolosa e non del tutto rieducata » è la premessa che giustifica giuridicamente l’affidamento in prova. Ma è comprensibile l’interesse di Napolitano a pesare la «scemata pericolosità sociale » del capo del maggior partito di opposizione. Quanto valgano «gli indici di recupero dei valori morali perseguiti dall’ordinamento», che hanno giustificato margini tanto ampi per l’agibilità politica. Magari in caso di un’eventuale domanda di grazia. Berlusconi deve concordare entro il 25 aprile con l’Ufficio esecuzione penale esterne (Uepe) la data d’inizio e la cadenza settimanale per il 'volontariato' alla Sacra Famiglia, il Centro di assistenza per anziani di Cesano Boscone. Potrebbe anche delegare uno dei suoi celebri avvocati o addirittura un giovane di studio per concordare i dettagli con gli assistenti dell’Uepe. Improbabile debba davvero sottoporsi a colloqui che che ne misurino gli «indici di resipiscenza». Il direttore del Centro ha già fatto sapere che ha ottimi operatori addetti all’assistenza degli anziani. Che dunque a Berlusconi basta attenersi al programma già delineato e a lui più consono: «Attività sociali e animative, ricreative, relazionali, espressive e culturali».