Il Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, con decreto
ha nominato giudici della Corte Costituzionale la professoressa
Daria De Pretis, ordinario di
diritto amministrativo nell'Università degli Studi di Trento e il professor
Nicolò Zanon, ordinario di diritto costituzionale nell'Università degli Studi di Milano, in sostituzione dei Giudici professor Sabino Cassese e professor Giuseppe Tesauro, i quali cessano dalle loro funzioni il prossimo 9 novembre. Il decreto è stato controfirmato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. La scelta di Napolitano di procedere senza indugio alle due nomine di sua competenza mentre le Camere da mesi sono in una situazione di completo stallo vuole essere uno sprone. "Il Parlamento segua rapidamente - afferma il Colle con una nota -
C'è esigenza che Corte sia in pienezza composizione".
"Ancora una volta dal presidente
Napolitano è venuta una lezione alla classe politica e un atto
d'amore per il Paese: per la tempestività con cui si è assunto
le proprie responsabilità, anche di fronte all'evidente
incapacità di altre istituzioni, e per la qualità delle persone
che ha ritenuto di investire dell'incarico di giudici
costituzionali" ha detto Gaetano Quagliariello, coordinatore
nazionale del Nuovo Centrodestra.
Ieri il
Parlamento in seduta comune ha fatto registrare
l'ennesima
fumata nera: la numero venti, per la precisione. La
data di una nuova convocazione per ora non c'è. Dopo che a fine giugno hanno lasciato la Corte i
giudici Gaetano Silvestri e Luigi Mazzella, eletti dal
Parlamento, il 9 novembre termineranno il loro mandato il
presidente Giuseppe Tesauro e Sabino Cassese, che furono
nominati da Carlo Azeglio Ciampi e sono stati appena sostituiti da Napolitano. Tecnicamente, il numero minino
perché la Corte, che nel suo plenum è composta di 15 elementi,
possa deliberare è di 11 giudici. Non è escluso che le Camere possano concedersi altro tempo visti i provvedimenti
urgenti che incombono: legge di stabilità, sblocca Italia, rientro dei
capitali con autoriciclaggio, e soprattutto Jobs Act.
Provvedimenti che rendono indispensabile una trattativa serrata
non solo con l'opposizione, ma all'interno della maggioranza e
dello stesso Pd. Lo stesso premier Renzi è interessato a portare
a casa il risultato innanzitutto su questo fronte, rispetto al
quale l'orizzonte che riguarda la Consulta si può spostare in
avanti, rendendo a quel punto la trattative uno snodo meno
complesso e con più possibilità di manovra. Questo potrebbe
allungare i tempi anche fino a novembre inoltrato, ma per la
verità non è certo la prima volta che il Parlamento impiega mesi
per eleggere i giudici costituzionali.
L'intesa sui futuri nomi per ora non c'è. I negoziati hanno
visto avvicendarsi nel corso delle settimane Luciano Violante,
Donato Bruno, Antonio Catricalà, Ignazio Caramazza. Nessuno ha
visto il quorum e ora è assai probabile che lo schema di gioco
debba cambiare e che prendano piede candidature meno politiche,
affidate a giuristi di rango. Tra i "papabili"
Massimo Luciani
in quota centrosinistra, mentre per il centrodestra sarebbero in
salita le quotazioni Giovanni Guzzetta. Questo imporrebbe un
fine corsa per Violante, ma le incognite sono ancora molte.