"In effetti, è ora - a distanza di
oltre sei mesi dal messaggio da me rivolto al Parlamento a
questo proposito - di fare il punto sulle misure adottate e da
adottare, anche in ossequio alla nota sentenza della Corte
europea dei diritti dell'uomo". Giorgio Napolitano ringrazia il
Santo Padre per la telefonata a Marco Pannella e coglie
l'occasione per rilanciare un tema a lui carissimo: quello della
condizione dei carcerati.
Poche righe destinate a riaprire un dibattito sempre sotto
traccia anche su amnistia e indulto, cuore della protesta del
leader radicale. "Nel salutare il Pontefice - a conclusione
della storica cerimonia di questa mattina in San Pietro - ho
voluto ringraziarlo - afferma Napolitano - per il generoso gesto
della sua telefonata di qualche giorno fa a Marco Pannella, che
si espone anche ad un grave rischio per la sua salute per
perorare la causa delle migliaia di detenuti ristretti in
condizioni disumane in carceri sovraffollate e inidonee".
Resta quindi invariata, per il Capo dello Stato, la sostanza
ed il senso del messaggio da lui rivolto alle Camere l'8 ottobre
scorso. E soprattutto rimane ferma la necessità di rispondere in
maniera adeguata alla "sentenza pilota" della Corte europea dei
diritti dell'uomo che l'8 gennaio 2013. Una sentenza
pesantissima che parla di un "problema sistemico" non limitato a
casi isolati e di una "violazione dell'art. 3 della Convenzione
europea che, sotto la rubrica 'proibizione della tortura', pone
il divieto di pene e di trattamenti disumani o degradanti a
causa della situazione di sovraffollamento carcerario in cui i
ricorrenti si sono trovati".
Napolitano, in quell'occasione, sottolineava l'esigenza posta
da quella sentenza di trovare soluzioni entro un'anno dalla sua
decorrenza, il 28 maggio 2013. Manca cioè meno di un mese a
quella scadenza, pare ricordare Napolitano quando dice che "è
ora" di fare il punto. Se non si darà risposta, peraltro,
ripartiranno le centinaia di ricorsi sospesi in questi 12 mesi.
"Ricorsi - sottolineava Napolitano nel suo messaggio - che, in
assenza di effettiva, sostanziale modifica della situazione
carceraria, appaiono destinati a sicuro accoglimento stante la
natura di sentenza pilota". Ora il presidente della Repubblica
torna a lanciare il suo monito e a chiedere l'impegno delle
istituzioni: il Parlamento, e anche il governo, ora dovranno
rispondere.
Come scriveva Napolitano alla fine del suo messaggio:
"Onorevoli parlamentari, confido che vorrete intendere le
ragioni per cui mi sono rivolto a voi attraverso un formale
messaggio al Parlamento e la natura delle questioni che l'Italia
ha l'obbligo di affrontare per imperativi pronunciamenti
europei. Si tratta di questioni e ragioni che attengono a quei
livelli di civiltà e dignità che il nostro paese non può lasciar
compromettere da ingiustificabili distorsioni e omissioni della
politica carceraria e della politica per la giustizia".