Conclusa la fase uno che ha consentito di mettere in sicurezza i conti pubblici e che ha comportato sacrifici per tutti, ora arriva la fase due della crescita e il rigore necessita di misure più mirate, con sacrifici che dovranno partire «dai più abbienti», ammonisce Giorgio Napolitano. Nessun riferimento, naturalmente, a modalità e a misure concrete che non compete certo al Quirinale individuare. Ma è il Pd ad andare in pressing sul governo per uno scatto in avanti sull’equità sociale, e sembra riprendere quota anche la proposta - che era stata accantonata - di una patrimoniale a sostegno della crescita e della nuova occupazione.Quello del capo dello Stato, a commento dei dati "lacrime e sangue" che consegna il rapporto Svimez 2012 sul Mezzogiorno, è un invito a non abbandonare la necessaria strada del rigore, come più volte raccomandato, ma stavolta Napolitano aggiunge un esplicito richiamo, proprio mirato a una maggiore equità sociale. «Nella difficile situazione economica - dice infatti - destano grande preoccupazione i dati relativi all’andamento dell’occupazione in tutte le aree del Paese, che riguardano in particolare il Mezzogiorno e le generazioni più giovani».Il presidente della Repubblica, nel messaggio alla Svimez, segnala «l’urgenza» di avviare uno «stabile processo di crescita», che dovrà vedere anche «la piena mobilitazione di tutte le risorse economiche e sociali del meridione». Questo, però, senza abbandonare «le politiche di austerità che stanno portando lentamente il Paese un po’ più lontano dal baratro». Ma anche se la crescita «può e deve essere perseguita nel quadro dell’obbligato risanamento dei conti pubblici», questa «politica di rigore deve coinvolgere - e qui è la sottolineatura del presidente - tutti i ceti sociali, a cominciare dai più abbienti». In una parola serve, nel Paese, più «solidarietà». Con una presenza dell’Europa che deve essere anch’essa «solidale». Occorre un più forte impegno dell’Unione europea, «per sostenere investimenti strategici sulla formazione, ricerca, innovazione e interventi infrastrutturali».E sul «bollettino di guerra» della Svimez, come lo definisce Sergio D’Antoni, il Pd innesca una nuova offensiva sul governo. «La credibilità e il rigore di Monti sono un punto di non ritorno. Ma dentro dobbiamo metterci più lavoro ed equità», sintetizza Pier Luigi Bersani. La situazione, per il segretario del Pd, è «molto, molto complicata, il meccanismo rigore-recessione si sta avvitando e arrivano dati dall’Europa che non sono per niente tranquillizzanti», ragiona Bersani con parole che suonano come una esplicita richiesta a Monti di rimettere mano alla sua agenda. «Il governo sta pensando a un’altra botta sulla scuola? non siamo d’accordo, la scuola ha già dato», avverte Bersani, che medita di rilanciare la patrimoniale per drenare nuove risorse ai ceti più ricchi, ipotesi - come si sa - che trova la piena ostilità del Pdl e rischia di aprire, così, un nuovo fronte nella anomala maggioranza.