Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, segnala per la prima volta un certo malessere verso l'esecutivo guidato da Mario Monti e la preoccupazione per eventuali imboscate politiche: «Una serie di provvedimenti del governo sono stati approvati con meccanismi da vecchia maggioranza, anche contro le indicazioni del governo stesso: questo è un problema. Siamo leali e sosteniamo il governo, ma non ci lasciamo prendere in giro».Il leader del Pd si riferisce all'uso del voto di fiducia sulle liberalizzazioni, all'emendamento sulla responsabilità civile dei giudici approvato dalla Camera grazie a un asse tra Pdl, Lega e franchi tiratori, e pone la questione del servizio pubblico radiotelevisivo: «Io ho segnalato alcuni fatti che sono: un colpo di mano sulle nomine Rai, una norma anti-magistrati e degli emendamenti al Senato sulle liberalizzazioni. Sono tutte cose approvate con meccanismi da vecchia maggioranza contro le indicazioni del governo stesso. Adesso ci si dia una regolata». Bersani è preoccupato pure per l'insistenza con cui il governo, nella trattativa in corso sulla riforma del lavoro che riprenderà a Palazzo Chigi giovedì, insiste per cancellare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e per alcune dichiarazioni di Elsa Fornero, ministro del Welfare, che hanno precisato l'intenzione dell'esecutivo di procedere in ogni caso, con l'accordo o senza l'accordo tra tutte le parti sociali. Dice il segretario del Pd: «Vigileremo sulla trattativa in corso. Si deve trovare un accordo perchè il Paese ha bisogno di riforme».Malumore lo esprime anche
Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil, nel corso di un convegno del Pd che si è tenuto ieri a Roma dal titolo
Per una svolta a sinistra in Europa: «Il governo tecnico è un'anomalia che rischia di far male alla democrazia e di travolgere i partiti. Il Pd, se non vuole essere solo uno spazio pubblico, deve discutere e scegliere una linea».Nello stesso convegno,
Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, segnala la contraddizione apertasi sulla riforma del lavoro: «Il governo ha un rapporto di sufficienza con le parti sociali, considera il dialogo solo un atto di buona educazione per limitare i conflitti. Dobbiamo appoggiare questo governo di emergenza, ma dobbiamo starci con la schiena dritta. E se il governo sposa la linea della destra, per noi sarà insostenibile».Pure
Susanna Camusso, segretaria della Cgil, insiste: «La riforma del mercato del lavoro senza l'accordo con le parti sociali sarebbe ingiusta e inadeguata». Il ministro
Elsa Fornero annota in previsione della ripresa del negoziato: «Si parla troppo di articolo 18. Quello che può toccarlo è il tema della flessibilità in uscita. Non è probabilmente giusto legare un lavoratore all"impresa in tutte le circostanze».La replica a Bersani e al Pd arriva da
Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato: «Sul lavoro giustamente si sentono le parti sociali, in primis i sindacati. Sulla giustizia deputati di destra, centro e sinistra votano per la responsabilità civile dei giudici e il Senato dovrebbe cancellare la scelta? La valuteremo nel merito, ma il principio resterà». Per quanto riguarda la Rai, Gasparri ricorda al segretario del Pd che «Monti sa bene quali sono i limitatissimi ruoli del governo e il fondamentale ruolo del Parlamento. Ci sonotempi e norme chiare in vigore. Il Parlamento ha poteri scanditi dalla Corte costituzionale. Chi li viola va davanti al giudice».Intanto
Silvio Berlusconi, in una intervista a
Libero, chiarisce quanto dichiarato nei giorni scorsi al
FinancialTimes: non ha intenzione di ricandidarsi al ruolo di premier ma questo non significa che abbandonerà la politica. Poi aggiunge: «Tornare a Palazzo Chigi con l'attuale architettura istituzionale sarebbe inutile». Il governo Monti, conferma, «deve continua a operare». Del resto, sottolinea, le qualità dell'attuale presidente del Consiglio erano note: «È stato il sottoscritto a indicare Monti come Commissario europeo nel 1994». L'ex premier insiste sulla riforma della legge elettorale. A suo parere, occorrerebbe per esempio alzare la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento: «Il dialogo sulla legge elettorale non può che essere con il Partitodemocratico... Bisogna lavorare con loro alle altre riforme istituzionali».Proprio sulla legge elettorale Ignazio La Russa, tra i coordinatori del Pdl, annuncia che il suo partito incontrerà delegazioni delle altre forze politiche per fare il punto su una possibile riforma. Si inizierà domani con colloqui già in calendario con Pd e Lega: «Siamo pronti a partire aperti a tutte le opzioni e senza un progetto predefinito perché se ciascuno vuole imporre il suo modello si resta fermi».