Le misure di Mario Monti per sostenere l’economia del Paese arriveranno il 5 dicembre sul tavolo del Consiglio dei ministri. Sarà un mix di nuove tasse e di tagli alla spesa che potrebbe avere un valore iniziale di 13-15 miliardi di euro. La tanto invocata accelerazione alla fine c’è, dunque, stata. Sia pure solo di qualche giorno. Tra le tante partite, europee (la discussione sulle riforme della governance di Eurolandia) e nazionali (come la scelta dei sottosegretari), quella dei provvedimenti con cui mettere a posto i conti e - allo stesso tempo - far ripartire l’economia è, infatti, quella certamente più pressante. Una sorta di preliminare di Champions, rispetto agli altri match continentali.
Tanto che Monti vorrebbe chiudere sulla composizione della squadra di governo tra domani e martedì, quando partirà per Bruxelles per partecipare - in qualità di ministro dell’Economia - all’Eurogruppo e il giorno seguente all’Ecofin. Ma la data segnata in rosso nell’agenda è quella dell’8 e 9 dicembre, quando ci sarà la riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue in cui si dovrà discutere della riforma dei Trattati. Riunione alla quale l’ex commissario europeo vuole presentarsi con le credenziali del Paese a posto, in modo da dire la sua al pari con i grandi dell’eurozona.
Agenda europea fitta, insomma, per il nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Per il
Financial Times di ieri, però di fitto c’è solo la bruma - stile londinese - nella quale per il quotidiano della City sarebbero avvolte le manovre del governo italiano. Immagine che ha dato al presidente della Camera Gianfranco Fini il 'la' per svelare, sotto forma di auspicio, l’intenzione di premere il pedale sull’acceleratore. «Non c’è alcuna nebbia. C’e la necessità di fare le cose per bene, non soltanto di farle in fretta. E per farle bene occorre qualche giorno. Sono convinto che già nella prossima settimana i provvedimenti saranno noti». Lo sprint, come visto, c’è stato, sia pure di sole 48 ore rispetto al 7 dicembre, data che era circolata fino all’altroieri per la messa 'nero su bianco' delle misure, con relative indicazioni di cifre. Che si stia passando a riempire di nuovo le caselle chiamate Ici, patrimoniale, aumento dell’Iva, etc. Lo testimoniava giovedì la presenza al consiglio dei ministri del Ragioniere generale dello Stato. Ulteriore conferma è venuta ieri dal fatto che, rispetto all’abituale sede 'politica' di palazzo Giustiniani, la mattinata il Professore l’ha passata al ministero dell’Economia, con il ministro Enzo Moavero Milanesi e il direttore generale del ministero Vittorio Grilli.
Al vertice pomeridiano, tenutosi sempre a via XX Settembre, si sono poi aggiunti i ministri Corrado Passera, Elsa Fornero e Piero Giarda. Le misure da presentare il 5 (da minimo 13-15 miliardi, si ipotizza), non sono però, viene precisato, la nuova manovra che si è resa necessaria per il rialzo dei tassi d’interesse. Né si tratta delle grandi riforme, che saranno approvate in seguito e solo per qualche 'spicchio' potrebbero essere anticipate. Nel rispetto dei vincoli europei, il governo ha voluto preparare, insomma, un primo insieme di misure fattibili in tempi brevi. Nel pacchetto vi sarebbero tutti i titoli delle questioni cruciali che l’esecutivo intende affrontare: dalla concorrenza alle liberalizzazioni, forse qualcosa anche su pensioni e lavoro. Piccoli interventi, un primo passo ma equilibrato, che sia equo e dia il segno della strategia del governo.
Per la versione finale di contenuti e importo, bisogna ancora attenersi alle indiscrezioni e a quanto i leader di partito suggeriscono, più che affermare esplicitamente, attraverso le loro dichiarazioni. Secondo fonti parlamentari ci sarebbe ormai l’ok su una patrimoniale light, di durata definita, che vada a colpire i cespiti più consistenti. Si studia un prelievo dello 0,5% su quelli oltre un milione di euro. Parrebbe, dunque, superata la contrarietà del Pdl. Fermo restando che uno dei capisaldi dell’intervento montiano sarà sugli immobili, quindi già andrà a colpire un patrimonio. Anche se Angelino Alfano, segretario del Pdl, frena: «Non credo che sull’Ici ci sia già una decisione. I provvedimenti economici non sono incolori o inodori come l’acqua e dunque prima di votarli, dovremo capire che colore e che sapore abbiano». Allo stesso modo sul versante dell’Iva (per detassare allo stesso tempo, secondo la filosofia del premier bocconiano, le persone e le imprese) Enrico Letta garantisce che il Pd sosterrà le manovre finanziarie di Monti. Senza i 'se' e i 'ma' che però subito solleva il responsabile economico Stefano Fassina.