venerdì 13 luglio 2012
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«È con particolare gioia che celebriamo questa eucarestia nella riapertura del nostro Duomo, è un segno di speranza per la città di Modena e per tutta la nostra Chiesa diocesana, tanto colpita dal sisma». Così monsignor Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena-Nonantola, aprendo la celebrazione dell’828 anniversario della dedicazione della Cattedrale di Modena (papa Lucio III il 12 luglio del 1184 dedicò la chiesa a Santa Maria Assunta), una celebrazione molto partecipata e sentita perché proprio ieri il Duomo di Modena ha riaperto i battenti – sia pure solo parzialmente – dopo la chiusura a seguito delle scosse di terremoto del 20 e del 29 maggio scorsi. La città e la diocesi hanno così potuto idealmente riabbracciare la Cattedrale, la <+corsivo>domus clari Geminiani<+tondo>, ovvero la casa del patrono della diocesi, San Geminiano. Una chiusura a scopo precauzionale quella del Duomo di Modena, per consentire la messa in sicurezza delle volte dopo che le scosse telluriche avevano creato qualche piccolo problema in città non solamente al Duomo ma anche ad alcune altre chiese. E monsignor Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena-Nonantola, proprio della dedicazione ha parlato nel corso dell’omelia della celebrazione eucaristica celebrata ieri sera. «Siamo tutti smarriti con il terremoto per la chiusura delle nostre chiese. Se la chiesa è chiusa, infatti, manca un punto di riferimento: noi e soprattutto le persone delle zone più colpite dal terremoto hanno sofferto molto questa mancanza». Il Duomo era ed è tuttora luogo familiare di tutti i modenesi, «è il cuore del centro storico – ha proseguito il monsignore – e vederlo chiuso vuol dire sentirsi feriti. Riaprirlo, ora, è rimarginare un poco questa ferita». La riapertura quindi «è segno di speranza, per noi e per tutta la diocesi perché è la chiesa madre, a cui guardano tutte le altre chiese, è la chiesa che ci fa sentire “geminiani”, modenesi. Ma – chiarisce l’arcivescovo – cosa più importante, è il rapporto che esiste tra la chiesa edificio e la Chiesa viva che siamo tutti noi, costituiti sulla pietra angolare, Gesù Cristo. Allora – ha concluso – vogliamo affidare un’invocazione al Signore perché anche questi eventi ci facciano scoprire il significato profondo di essere comunità, come è forte questo senso nelle zone colpite dal sisma».La riapertura sarà, per ora, soltanto parziale: si potrà accedere alla cripta del Duomo tramite la Porta della Pescheria e la Porta Regia. Il Comitato scientifico che si occupa del monitoraggio dell’edificio si è riunito nei giorni scorsi per considerare eventuali necessari interventi.
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