mercoledì 7 febbraio 2024
Per le Olimpiadi invernali è tempo di mettere a terra i progetti, nonostante le opposizioni dei comitati locali. Tra Lombardia e Veneto è anche un confronto tra “modelli” d’efficienza
Il simbolo olimpico

Il simbolo olimpico - Fotogramma

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Adesso bisogna correre. Perchè mancano solo due anni: due anni dalla cerimonia di apertura dei Giochi olimpici invernali Milano Cortina 2026, in programma venerdì 6 febbraio 2026 allo stadio Meazza di Milano. Ma ne sono già passati quasi 5 da quel 24 giugno 2019 in cui avvenne l’assegnazione a Losanna Di strada da fare ce n’è ancora tanta: a partire dalla corsa contro il tempo per le opere e le infrastrutture. Senza dimenticare gli extra-costi, voce immancabile quando si deve accelerare. Dai 2,2 miliardi di euro stimati due anni fa, i costi complessivi potrebbero lievitare. Il governo intanto ha già messo le opere in sicurezza, accollandosi la garanzia della copertura finanziaria.

I ritardi? «A Milano siamo a buon punto»

«Per me è un film già visto »: il sindaco di Milano, Beppe Sala risponde così sui ritardi delle opere previste per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Mancano solo due anni da oggi: ed è con l’inizio del countdown che si mette anche nero su bianco la corsa contro il tempo. A tenere banco lo svelamento dei simboli olimpici e paralimpici, i Cinque Cerchi e i tre Agitos, ieri in piazza della Scala. Nel capoluogo lombardo a tenere banco è stata infatti anche la polemica sui ritardi delle opere a due anni dal grande evento. In particolare l’Arena nel quartiere Santa Giulia che dovrà ospitare le gare di hockey su ghiaccio. Eppoi c’è il villaggio olimpico che sta crescendo sull’area dell’ex scalo Romana. Due strutture che avranno una seconda vita dopo il 2026: la prima ospiterà gare sportive e concerti, la seconda uno studentato con 8mila unità previste. «Dal punto di vista milanese io sono abbastanza tranquillo. Siamo partiti con grande difficoltà in particolare sul nuovo impianto a Santa Giulia» ha ammesso il primo cittadino ieri davanti ai nuovi loghi Olimpici e Paralimpici. «Ma siamo in grande recupero – ha aggiunto – abbiamo visto i lavori a fine dicembre e ora torneremo a vederli. Sono passato l’altro giorno dal villaggio olimpico e praticamente è quasi concluso, mentre in fiera sono lavori più semplici». Il sindaco ha poi rassicurato riguardo alla consegna, entro la fine del 2025, del Palazzo del Ghiaccio a Santa Giulia: «Oggi siamo nel rispetto dei tempi per la consegna prevista. Per gli extra costi stiamo cercando di avere un supporto dal Governo, ma in realtà la stiamo gestendo un po’ tra noi, Regione e Governo. Alla fine una soluzione la troveremo ». La corsa contro il tempo, infatti, come sempre, si porta dietro anche la lievitazione dei costi. Si parla dai 70 ai 90 milioni solo per l’impianto di Santa Giulia. «Così anche sul Villaggio Olimpico – ha poi aggiunto – dove è un po’ più facile perché ha una destinazione successiva». Ma c’è anche molto ottimismo. «Secondo me saranno i migliori giochi invernali di sempre» ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha espresso ottimismo perché «siamo messi molto meglio rispetto a qualche settimana fa o a qualche mese fa. Stiamo recuperando è evidente». Questo senza nascondere che «le complessità e le criticità sono quasi in totalità nella parte infrastrutturale ». Uno spirito positivo che ha condiviso anche il governatore lombardo Attilio Fontana. «Siamo a buon punto» ha puntualizzato, sottolineando che, «i ritardi non sono adesso, ma sono stati quando, dopo l’assegnazione nel giugno 2019 per quasi due anni e mezzo non si é costituita la società che doveva fare le opere pubbliche». Non nasconde fra le righe un’accusa al governo Conte. Quindi niente ritardi per il Villaggio Olimpico che anzi è quasi concluso, mentre con l’arena per l’ hockey a Santa Giulia «siamo nel rispetto dei tempi per la consegna prevista». E anche sugli extra costi delle opere non sembrano esserci preoccupazioni. A due anni dal via c’è fiducia anche se solo pochi giorni fa il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva detto di essersi “quasi pentito” dei Giochi invernali. Una frase che tutti però hanno voluto commentare come una battuta. «Giorgetti è stato indispensabile per chiudere la partita olimpica di Milano Cortina ed è il primo che fa il tifo per i Giochi », getta acqua sul fuoco Malagò. « Fra due anni vivremo un’esperienza molto speciale» hanno ribadito con entusiamo le pattinatrici Valentina Marchei e Carolina Kostner, ambassador delle Olimpiadi, durante lo svelamento dei loghi. Intanto Milano si prepara anche a questa nuova corsa. A distanza di quasi dieci anni dall’ultimo grande appuntamento, Expo 2015, il ricordo è ancora vivo. Con le sue polemiche sui ritardi e sugli extra-costi. A Milano è un “deja vu”. «In Expo mi ricordo di infinite polemiche e poi è stato un successo e credo che andrà a finire così anche per le Olimpiadi» non nasconde Beppe Sala.

Pista da bob al via. Ma è allarme proteste

Cortina d’Ampezzo. Il 19 febbraio l’impresa Pizzarotti di Parma aprirà il cantiere della discussa pista di bob, skeleton e slittino di Cortina. Un impegno da 81,6 milioni di euro, che costerà – come struttura complessiva – 124 milioni. La condotta, per le pre omologazioni, dovrà essere pronta per metà marzo 2025. Attenzione, però, se nel prossimo giugno si constateranno dei ritardi, scatterà il Piano B, che significa la destinazione svizzera di St. Moritz. Se, invece, tutto filerà liscio, la conclusione del cantiere è fissata per novembre dell’anno prossimo. Duecento gli addetti al lavoro, su 2 turni, 6 giorni alla settimana, compresi un gruppo di specializzati norvegesi per il montaggio dell’impianto tecnologico. La pista è il primo della quindicina di cantieri olimpici in partenza, da oggi a fine anno, a Cortina, nel bellunese e a Verona, dove si svolgeranno le cerimonie di chiusura delle Olimpiadi e di apertura della Paralimpiadi. Si tratta di lavori per 900 milioni: dalla rimozione delle barriere architettoniche del palaghiaccio di Cortina e dell’Arena scaligera, dal villaggio olimpico sotto le Tofane alla rigenerazione dell’ex trampolino di lancio, dalla circonvallazione di Longarone alle prime bretelle della variante della città ampezzana, che verrà completata dopo i Giochi, dai nuovi impianti di risalita, detti di arroccamento, per portare gli ospiti direttamente dal centro città alle piste. La regia tecnica è quella della Sotcietà Infrastrutture Milano Cortina, con ad Luigivalerio Sant’Andrea che è anche commissario di Governo. «Finalmente, dopo tanta discussione, a tratti inutile, vediamo il via alle opere. Ovviamente siamo soddisfatti – ammette il sindaco Gianluca Lorenzi -. Adesso ci auguriamo che si proceda “pancia a terra”, senza perdere un giorno di tempo, con la necessaria serenità». Il sindaco allude ai movimenti di protesta che si preannunciano per i prossimi giorni, in relazione all’apertura dei cantieri. Ancora la scorsa settimana c’è stato un vertice in Prefettura a Belluno con le Forze dell’ordine per vigilare sul villaggio dei lavoratori e sulla sede del cantiere della pista. Alcuni movimenti ambientalisti hanno infatti preannunciato che occuperanno a fine settimana il bosco di larici dove, da lunedì prossimo potrebbero essere tagliate 500 piante per far posto alla struttura del bob. «Ci incateneremo» ha annunciato Alberto Peruffo, un alpinista del Cai. Già da anni, peraltro, è in mobilitazione un vasto movimento – dal Cai a Italia nostra, passando per i Comitati locali ed altre associazioni – per convincere il Governo italiano e la fondazione Milano Cortina a scegliere una pista all’estero per il bob. Anche il Comitato Olimpico internazionale avrebbe preferito un’alternativa, magari St. Moritz. Ma il vicepremier Matteo Salvini ha insistito su Cortina, mentre altri suoi colleghi stavano optando per l’impianto di Cesana. Dopo molte perplessità anche il presidente del Coni e della fondazione, Giovanni Malagò, ha manifestato ieri un atto di fiducia nei confronti di Cortina. «Io non sono un costruttore ma, non lo dico per diplomazia, persone serie sia all’interno del ministero sia nell’azienda si sono impegnate e lo garantiscono. È chiaro che monitoreremo giorno dopo giorno la situazione e ovviamente in quel caso il famoso piano B», costruire la pista a Saint Moritz «bisognerà applicarlo». «La pista di bob non la fa la Regione e non la paga la Regione – ricorda a questo punto il presidente veneto Luca Zaia -; quando avremo la pista di bob resterà in eredità al comune di Cortina e sarà una struttura sportiva di riferimento per lo sport nazionale e internazionale ». E infine la speranza da parte del governatore che la tempistica per la realizzazione venga rispettata. «Sono fiducioso – ha concluso – l’impresa è una grande impresa e seria, se saranno in grado di presentare la pista nei tempi necessari sarà un bene. Dal confronto con altre imprese e del manufatto della pista i tempi ci sarebbero. La Cina ci ha messo due anni, ma ha dovuto fare una mega bonifica».


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