mercoledì 26 maggio 2021
Nel mondo esistono solo 107 centri di protonterapia, valida soprattutto per tumori pediatrici, sarcomi delle ossa e dei tessuti molli, recidive. A luglio 2023 lo Ieo tratterà il suo primo paziente
All'Ospedale oncologico IEO di Milano, posa della Prima pietra per la costruzione di Proton Center, con l'assessore regionale al Welfare Letizia Moratti, il presidente di IEO Carlo Cimbri e l'amministratore delegato Mauro Melis

All'Ospedale oncologico IEO di Milano, posa della Prima pietra per la costruzione di Proton Center, con l'assessore regionale al Welfare Letizia Moratti, il presidente di IEO Carlo Cimbri e l'amministratore delegato Mauro Melis - Fotogramma

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Protoni, particelle nucleari in grado di colpire il tumore preservando tutto ciò che c’è intorno, con precisione impossibile alla normale radioterapia. Una cura avveniristica che oggi, con la posa della prima pietra dello IEO Proton Center, ha visto nascere a Milano quello che in due anni sarà un centro di assoluta avanguardia per la cura di migliaia di pazienti, ora costretti a viaggi della speranza all’estero o più realisticamente alla rinuncia.

“In tutto il mondo esistono 107 centri dotati di protonterapia e la concentrazione massima è in Giappone e negli Usa – spiega infatti Carlo Cimbri, presidente dell’Istituto Europeo di Oncologia –. In tutta Europa ce ne sono 29, la gran parte in Germania. L’Italia ad oggi è attiva a Pavia, a Trento e a Catania, ma in quest’ultimo caso solo per il trattamento del melanoma oculare. A luglio 2023 lo IEO di Milano tratterà il suo primo paziente”.

Un evento che, in piena pandemia, ha un impatto esponenziale: la ricerca non si è fermata e anzi la cura dei pazienti si dota delle tecnologie anti cancro più avanzate. “Per questo siamo grati allo IEO – ha dichiarato l’assessore al Welfare e vicepresidente della Lombardia, Letizia Moratti –. La sanità lombarda si basa sul concetto di libertà di scelta, e il settore privato innalza il livello di una competizione virtuosa”. Lo IEO infatti sarà il primo Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) a offrire quello che il ministero della Salute ha definito “trattamento salvavita”, ovvero garantito a tutta la popolazione entro il Sistema sanitario nazionale. Una ricerca della Fondazione Sanità Futura, ha sottolineato la Moratti, certifica l’eccellenza della sanità lombarda, “che in 34 indicatori su 44 risulta migliore rispetto al resto d’Italia. Con Pavia e presto Milano, la protonterapia è uno dei nostri fiori all’occhiello”. Il che, dopo mesi in cui la Lombardia ha contato il massimo numero di vittime da Sars-CoV2 e ha impattato contro l’incapacità di far fronte allo tsunami Covid a causa di una sanità sul territorio ridotta ai minimi termini, sa di voglia di riscossa.

Non sostituirà sempre l’attuale radioterapia, spiega il direttore scientifico IEO Roberto Orecchia, ma sono state individuate le patologie oncologiche per le quali la protonterapia rappresenterà la svolta: tutti i tumori pediatrici, i sarcomi delle ossa e dei tessuti molli, le recidive in zone già precedentemente irradiate con la normale radioterapia e molte altre forme: “I protoni sono particelle del nucleo, quando entrano nella materia rilasciano la dose con precisione non millimetrica ma di micron, cioè con una capacità di colpire il bersaglio tanto precisa da riuscire a risparmiare tutto ciò che c’è intorno. Due i risultati: la riduzione degli effetti collaterali e quindi la possibilità di aumentare la dose sui tumori, cosa prima impensabile”.

Lo IEO in questo anno drammatico non si è mai fermato, soprattutto non è andata in lockdown la ricerca, che nel 2020 ha anzi prodotto il più alto numero di pubblicazioni (730). Anche sul piano del Covid sta monitorando con un protocollo sperimentale la durata dell’immunità vaccinale. Un tema attualissimo per tutti, alla vigilia delle vacanze estive. A questo proposito la Moratti, sollecitata dai giornalisti, ha risposto che per vaccinare i turisti “la Lombardia si adeguerà al commissario Figliuolo, che non si è ancora pronunciato”, e non seguirà l’esempio laziale dell’open day vaccinale per i maturandi: “Non ce n’è bisogno, il 2 giugno apriamo alle fasce dai 16 anni in su”. Troppo tardi, nota qualcuno, ma “siamo fiduciosi di fare in tempo, altrimenti studieremo alternative. Intanto da mezzanotte scattano le adesioni dei trentenni”. Dopo tante lentezze anche sui vaccini, “oggi siamo i più virtuosi, con il 97% di dosi utilizzate”.

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