giovedì 10 ottobre 2024
Il presidente ucraino ha già visto il premier britannico Starmer e il capo della Nato Rutte, poi a Parigi Macron. Venerdì da Papa Francesco. Meloni: a luglio a Roma la conferenza per la ricostruzione
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni riceve il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni riceve il presidente ucraino Volodymyr Zelensky - Ansa

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La missione lampo di Volodymyr Zelensky per assicurarsi il sostegno dei big europei al suo «piano per la vittoria» arriva anche a Roma. L’aereo del presidente ucraino atterra all’aeroporto di Fiumicino poco dopo le 20:15. Giorgia Meloni gli promette il «sostegno incrollabile» dell’Italia e lo riceve a cena a Villa Pamphili. È la terza dei grandi leader a incontrarlo, dopo il trilaterale di Londra con Keir Starmer e il nuovo capo della Nato Mark Rutte e la visita all’Eliseo da Emmanuel Macron. Ad accoglierlo il picchetto di onore dei lancieri di Montebello e la Banda dei Carabinieri che suona l’inno del suo Paese e poi quello di Mameli. La posa con stretta di mano è l’ultima concessione a favore dei cronisti nell’area stampa, prima dell’ingresso dei due leader nel Casino del Bel Respiro.

Zelensky si fa precedere da affermazioni pesanti, su tutte quella rilasciata a Parigi: «Il cessate il fuoco non è un argomento sul tavolo in questi giorni» (vedi articolo in basso). Una risposta diretta a Mosca, che poco prima aveva fatto sapere di non aver ricevuto «nessun segnale» per un armistizio. Il leader ucraino spinge «sull'integrazione euro-atlantica» e il «rafforzamento militare» del suo Paese. Sono questi, come ha spiegato dal Regno Unito, i passi che creeranno le migliori condizioni per ripristinare «una pace giusta».

Da parte sua, Meloni sa bene di rappresentare uno dei Paesi meno inclini a concedere flessibilità militare a Kiev. Il voto italiano a Bruxelles per l’uso delle armi occidentali sul suolo russo lo dimostra. Ma non c’è solo questo. A Zelensky non sfugge che la simpatia per la causa ucraina in Italia è in calo. E anche tra gli alleati di governo i sentimenti sono ambivalenti. Il malcelato filoputinismo di frange del partito di Matteo Salvini è noto, così come la storia recente del vicepremier leghista, ma persino il moderato Antonio Tajani è stato perentorio nell’affermare che «non siamo in guerra con la Russia».

Meloni, al termine dell'incontro, ha usato parole chiare di sostegno, annunciando oltretutto che la conferenza di pace per l'Ucraina si terrà a Roma il 10 e 11 luglio del prossimo anno: «Il popolo ucraino continua a resistere in modo eroico e compito della comunità internazionale è di aiutarlo in questa speranza. Siamo pronti a continuare a farlo finché sarà necessario. L'obiettivo del nostro sostegno è mettere l'Ucraina nelle migliori condizioni possibili a un tavolo di pace. Perché la pace non può essere una resa. Questo presuppone il sostegno militare come il sostegno energetico, che è una delle priorità», dell'azione italiana.

Vedersi con Zelensky, ha aggiunto la premier italiana «è ormai è una consuetudine: non si tratta di forma, è per noi una forma di continuità necessaria di sostegno all'Ucraina, una nazione che è stata brutalmente, ingiustificatamente e illegalmente aggredita ormai 955 giorni fa dalla Federazione russa che non accettava l'idea di un'Ucraina prospera, democratica e libera».

«Ringrazio Giorgia Meloni per il sostegno solido e sincero all'Ucraina», ha affermato il Presidente ucraino -. I sistemi di difesa ci aiutano a salvare delle vite. Apprezziamo ciò che l'Italia fa a livello di G7 e Ue. Il nostro piano è finalizzato ad avvicinare una fine giusta della guerra».

L’Italia ha già approvato l’invio di otto pacchetti di armamenti per Kiev e continuerà a fornire i Samp-T richiesti da Zelensky. Il sistema di difesa antiaerea di cui l’esercito ucraino ha un disperato bisogno e che, tutto sommato, consente al governo italiano di continuare a parlare di aiuto militare «difensivo», placando i malumori interni alla maggioranza. Fino a quando, però, non è possibile dirlo. Questo perché la posizione della Nato è chiara e le parole di ieri mattina di Rutte non lasciano troppo spazio all’immaginazione: «In un mondo insicuro, dobbiamo testare la nostra difesa e la nostra forza, così che i nostri avversari sappiano che la Nato è pronta e capace di rispondere a ogni minaccia. Non si tratta solo dell’Ucraina ma anche di difendere l'Occidente e il modello di sicurezza rappresentato dalla Nato di fronte a Mosca». Anche Starmer ha fatto sapere di condividere il piano per la vittoria di Kiev. Benché il suo staff abbia precisato in serata che Londra non ha revocato il divieto di utilizzo delle sue armi in territorio russo, l’inquilino di Downing street ha salutato Zelensky con un caloroso abbraccio e ha ribadito a più riprese l'importanza di «continuare a mostrare l'impegno di sostenere l'Ucraina». Il messaggio è chiaro, quanto la premier sia disposta a recepirlo si potrà capirlo solo più avanti. Nel frattempo il viaggio di Zelensky continua e oggi vedrà papa Francesco prima di volare a Berlino per incontrare il cancelliere Scholz.

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