lunedì 17 giugno 2024
La premier arriva a Bruxelles, ma pesano le inchieste sulla matrice fascista del movimento giovanile del suo partito e sul ritardo della pubblicazione di un rapporto sulla libertà di stampa in Italia
Stasera il vertice informale dei 27. I casi dei giovani Fdi e del report sui media

Ansa

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Dopo il «successo indiscusso» del G7, Giorgia Meloni vuole ripetersi anche stasera a Bruxelles per il vertice informale dei leader europei. La premier, come annunciato al termine dell’incontro dei Sette Grandi della terra, ha tutta l’intenzione di far pesare il risultato ottenuto alle Europee, sia su un'eventuale, nuova maggioranza a sostegno della Commissione nel Pe sia per le nomine dei commissari di peso, ma la partita si prospetta assai più difficile. Non solo per l’inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale (il movimento giovanile di Fdi), che ne ha mostrato, almeno in parte, la matrice neofascista e che è ovviamente rimbalzata sui media internazionali. Ma anche per l’indiscrezione del sito Politico.ue, secondo cui Ursula von der Leyen avrebbe ritardato la pubblicazione di un report sull’indebolimento della libertà dei media italiani per ottenere i voti della presidente del Consiglio.

In ogni caso, almeno per quanto riguarda i top job, il capo del governo può ancora giocare le sue carte. Mentre rispetto all’appoggio del gruppo dei conservatori alla presidente della Commissione uscente (ancora in pole visto il risultato complessivo ottenuto dai popolari), le prospettive sono più complesse. Lo ha fatto capire chiaramente Donald Tusk, negoziatore del Ppe, al suo arrivo al pre-vertice del gruppo europeo nella capitale Belga: «Non credo sia il mio ruolo convincere Meloni. Ora abbiamo una maggioranza al Parlamento del Ppe, S&d e liberali e qualche gruppo più piccolo. La mia sensazione è che sia più che sufficiente per gestire il nuovo panorama, compresa la presidenza della Commissione». Senza contare che sull’allargamento a destra dell’attuale maggioranza si è già espresso sabato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, posizionando la premier «all'estrema destra dello spettro politico», e sottolineando le «differenze politiche abbastanza evidenti» tra il suo gruppo e le «famiglie di partiti» attualmente al governo dell’Unione.

Riguardo l’inchiesta su Gn, poi, la Commissione si è già espressa tramite un suo portavoce che ha ribadito come l’esecutivo europeo sia deciso a «condannare la simbologia fascista», ritenendola «non appropriata» e «moralmente sbagliata». L’indiscrezione di Politico, invece, sembra aver avuto risonanza soprattutto in Italia, almeno per ora, suscitando le reazioni indignate delle opposizioni. Ma nel frattempo ha comunque costretto l’entourage di Von der Leyen a una replica: «L'agenda della Commissione europea è indicativa e il report sullo stato di diritto nei Ventisette è stato tradizionalmente pubblicato a luglio in diversi momenti del mese, una volta addirittura a settembre. Non commentiamo il lavoro in corso, commenteremo i risultati una volta che il dossier sarà. Vogliamo che la qualità del report sia impeccabile e sarà pertanto presentato quando il collegio dei commissari Ue sarà in grado di adottarlo».

In ogni caso la presidente del Consiglio non rinuncia a tessere la sua tela e le parole del premier Ungherese Viktor Orban al termine del bilaterale prima del vertice lo dimostrano: «L'incontro con la presidente dell'Ecr è andato bene, è sempre positivo collaborare con gli italiani», ha detto lasciando l'hotel Amigo, nel centro storico di Bruxelles, dove assieme alla premier ha probabilmente incontrato anche l'ex premier polacco Mateusz Morawiecki, uscito poco dopo di lui.

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