Ha lasciato tutti un po’ spiazzati all’Aja, dove ha saltato la cena ufficiale per rientrare a Palazzo Chigi e continuare il suo lavoro sulle riforme. Ma era proprio l’obiettivo di Matteo Renzi, che veste ormai anche agli occhi dei partner internazionali i panni del premier efficientista, deciso a non perdere più tempo per cambiare il volto dell’Italia. Un quadro in cui si inserisce domani la prima visita ufficiale di Barak Obama a Roma nella nuova era renziana. L’ex sindaco di Firenze ha pronto sulla scrivania il suo dossier per rivoltare il Paese, tra tagli, ottimizzazioni delle spese e regole da cambiare. Riflettori puntati, dunque, sulle due pedane piazzate a Villa Madama, per la conferenza stampa con rigoroso format americano. Ma massimo riserbo per il faccia a faccia tra i due premier, che sarà preceduto dall’incontro di Obama con Giorgio Napolitano al Quirinale. Finora il presidente degli Stati Uniti ha avuto un rapporto privilegiato con il nostro presidente della Repubblica, che ha rappresentato in questi anni di forte instabilità politica il punto di riferimento per l’interlocutore a stelle&strisce. Renzi intende far tornare Palazzo Chigi il vero protagonista.
Ed è certo di riuscirci. Al di là della battuta sui capelli neri (Obama ha notato il colore che denota la giovane età, ricordandogli di averli avuti scuri an- che lui al suo esordio), il presidente americano avrà davanti una serie di carte, compreso il Jobs act in salsa italiana, a dimostrazione che Renzi intende fare sul serio. D’altronde il segretario del Pd si compiace della curiosità che ha suscitato fuori dai confini il suo modo di fare insofferente alle etichette e ai protocolli. Ma ora intende scoprire i suoi giochi. Ben sapendo che gli Usa, come l’Europa, non vogliono più fare sconti. Altri errori non sono ammessi. L’Italia è determinante per gli equilibri europei e internazionali. E le economie del Vecchio continente e americana sono strettamente legate, come si è visto nella crisi mondiale da cui gli Usa stanno riemergendo. Anzi, proprio a causa della precarietà dei precedenti governi, il nostro Paese potrebbe essersi giocato la guida della Nato, dove Franco Frattini sembrava in pole position, ma ora vede davanti diversi ostacoli. Insomma, niente errori, per Renzi. Il presidente del Consiglio ha pronta la sua agenda dettagliata con gli sforzi che il governo italiano sta mettendo in campo per blindare i conti, rilanciare la crescita e frenare la disoccupazione. Ma anche per garantire quella stabilità politica fondamentale per gli Usa. Argomenti su cui Obama intende informarsi. E, ovviamente, nel colloquio anche la politica internazionale, con l’Afghanistan, la Libia, il Mediterraneo, oltre alle vicende di Ucraina e di Siria.