giovedì 28 dicembre 2017
Al voto il 4 marzo? Il governo comunque resta in carica per gli affari correnti: ecco l'agenda dei 100 giorni
La Camera dei deputati. Sta per calare il sipario su questa legislatura (Ansa)

La Camera dei deputati. Sta per calare il sipario su questa legislatura (Ansa)

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Sta per cominciare la fase dei titoli di coda della legislatura e il governo – come aveva chiesto il presidente della Repubblica Sergio Mattarellaresta in sella per gli "affari correnti" senza essere stato sfiduciato, e dunque nel pieno delle sue funzioni. Ma, come prevede la Costituzione, senza il sostegno di una maggioranza parlamentare. Una fase, questa della transizione tra una legislatura e l’altra, che negli anni ha visto gli esecutivi più o meno attivi all’interno di un contesto di Stato nazionale. Ragionando in termini di Unione europea, come ormai si fa oggi, però, le cose cambiano. Il governo – non solo quello italiano, ma quelli di tutti gli Stati membri – deve prendere decisioni spesso vincolanti e, non di rado, in tempi stretti che non concedono l’attesa dell’insediamento dei nuovi eletti. Così l’"ordinaria amministrazione" assume significati variabili, a seconda del contesto.

Insomma, il vincolo europeo modifica i confini rispetto al passato e gli affari correnti appaiono sempre più simili ai pieni poteri. Anzi, addirittura i poteri sarebbero ancora più ampi, non avendo davanti un Parlamento a cui rendere conto.

In questo quadro, dunque, si muoverà Paolo Gentiloni, che ieri a sorpresa si è recato all’ospedale pediatrico di Roma Bambino Gesù, per dare un segnale di vicinanza alle famiglie provate dalla sofferenza. E che oggi chiude il bilancio del quinquennio con la conferenza di fine anno, ma che, in piena sintonia con il capo dello Stato Mattarella, continuerà a muoversi per gli impegni che lo attendono fino a marzo (il voto è previsto per il 4 o al massimo l’11), e anche oltre, ovvero fino a che il nuovo esecutivo avrà giurato davanti al nuovo Parlamento. Perciò se dalle urne dovesse uscire, come in molti prevedono, un quadro confuso e difficile da comporre, Gentiloni continuerà a restare a Palazzo Chigi, tenendo a freno i mercati e garantendo la presenza italiana nel contesto europeo.

E gli appuntamenti nell’agenda del premier sono – a dimostrazione della straordinarietà dell’ordinario – tutt’altro che irrilevanti. A gennaio ci sarà il nodo delle missioni internazionali, con la richiesta probabile del governo di partecipare a quella in Niger per fermare gli schiavisti. In questa occasione si riuniranno le Camere pure a Parlamento sciolto, per il voto. A febbraio l’Italia attende da Bruxelles il via libera alla manovra 2018, e l’esecutivo dovrà essere pronto a difenderla. Marzo, invece, è il mese in cui Merkel e Macron presenteranno al Consiglio europeo la proposta congiunta di riforma dell’eurozona.

Il nostro Paese dovrà dire la sua e per questo servirà un esecutivo con una sua autorevolezza. Se nel frattempo non si sarà formata una nuova maggioranza parlamentare in grado di sostenere un nuovo governo, o se addirittura si dovesse rendere necessario un ritorno alle urne, si potrebbe arrivare ad aprile, quando si dovranno confermare o cambiare i vertici di Polizia e servizi segreti. O a giugno, quando in Europa si dovrà decidere di frontiere, quote e diritto di asilo dei migranti. Senza contare che il prossimo anno l’Italia avrà il delicato incarico della presidenza dell’Osce.

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