La legge di Stabilità non è ancora arrivata al traguardo che già si prepara un intervento per correggerla. Dopo le proteste dei sindaci, reiterate ieri in una lettera del presidente Anci Piero Fassino al premier Enrico Letta, il governo sta correndo ai ripari per modificare l’imposizione fiscale sugli immobili. In particolare, verrebbe alzato il tetto massimo delle aliquote concesse ai Comuni per la prima casa e le altre abitazioni. Letta invita tuttavia i Comuni ad avere un «atteggiamento dialogante», senza strappi.Il ddl ieri ha incassato il voto di fiducia alla Camera (350 sì e 196 no) e si appresta a ricevere l’ok definitivo lunedì dal Senato. Già nei prossimi giorni però, forse nel Consiglio dei ministri del 27 dicembre, potrebbe arrivare un decreto di correzione (o una norma nel milleproroghe). Ancora un volta il problema da risolvere riguarda le tasse sugli immobili, vero punto critico per l’esecutivo fin dal suo insediamento. Il "pasticcio" stavolta sta nel miliardo e passa di euro di buco che le aliquote previste nel ddl per la nuova Tasi aprirebbero nei bilanci dei Comuni. Impedendo loro, tra l’altro, di riconoscere le detrazioni alle famiglie che invece ne beneficiavano (maggiorate in base al numero dei figli) con la vecchia Imu e che permettevano a circa un quarto dei proprietari di prima casa di rientrare nella no tax area.Il caso nasce dal fatto che durante l’esame della manovra in Senato le aliquote massime per i Comuni sono state ridotte (rispetto all’ipotesi del governo) al 2,5 per mille per la Tasi e al 10,6% per le seconde case. Con la vecchia Imu invece l’aliquota era del 4 per mille, ma molti Comuni l’avevano alzata al 5 o al 6. Con le nuove regole subirebbero dunque un dimezzamento del gettito sulla prima abitazione senza poterlo compensare con gli altri immobili. Da qui la denuncia sui bilanci a rischio e la possibile stangata sui contribuenti prima esenti. Il ministro degli Affari regionali e delle autonomie locali, Graziano Delrio, ieri è stato è esplicito: «Ci sarà un altro provvedimento prima della fine dell’anno, un decreto in cui rivedere la flessibilità delle aliquote (Tasi) per le detrazioni alle famiglie: 500 milioni ci sono già nella legge di Stabilità e si arriverebbe a 1,2-1,3 miliardi». L’ipotesi è alzare al 3,5 per mille l’aliquota massima della Tasi e all’11,6 quella Imu. Si sta studiando un meccanismo per vincolare l’aumento dell’aliquota alle detrazioni familiari. In questo modo più che aumentare l’imposizione complessiva il Comune potrebbe rimodularla a favore dei ceti più bassi e delle famiglie numerose. Un intervento così potrebbe essere neutrale per i conti dello Stato, senza necessità di nuove coperture. Il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta sottolinea tuttavia che si sta lavorando a «soluzioni che devono essere condivise dall’intero governo oltre che dall’Anci». Resta infatti da vedere quale posizione assumerà il Ncd di Alfano, che ha fatto del taglio dell’Imu una sua bandiera.La nuova Imposta unica comunale (Iuc) disegnata dalla legge di Stabilità ricomprende la vecchia Imu per le abitazioni non principali e altre due componenti: la Tari, che sostituisce la Tares, e la Tasi al posto della vecchia Imu prima casa, per finanziare i servizi indivisibili municipali. Nella lettera a Letta, Fassino chiede un incontro per «rappresentare la situazione di gravissima criticità» che investirebbe gli Enti Locali senza modifiche al ddl. E ricorda tra l’altro che lo stanziamento di 500 milioni per le detrazioni compensa meno del 50% del valore delle detrazioni adottate con l’Imu.
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