giovedì 17 ottobre 2019
Parla il sottosegretario all'Economia: il Fondo assegno unico e servizi per la famiglia arriverà a oltre 2,5 miliardi, poi con la delega si vedrà come rafforzare questa cifra
Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta alla Camera (Ansa)

Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta alla Camera (Ansa)

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«Sulla famiglia c’è una novità politica molto importante: l’istituzione del fondo unico rappresenta un nuovo approccio, una svolta. E c’è anche una dotazione finanziaria crescente che mostra come l’intenzione di andare avanti su questa strada sia reale». Il cammino per portare al traguardo la manovra non è finito, ma il primo giro di boa è superato e uno dei protagonisti della lunga notte della manovra, Pier Paolo Baretta (Pd), sottosegretario all’Economia, fa il punto sulle nuove misure, a partire dal capitolo natalità.

Sottosegretario, ci sono circa 600 milioni in più nel 2020 per la famiglia. Nei giorni scorsi si era parlato di un fondo da 2 miliardi. Ci può spiegare?
Innanzitutto viene istituito il Fondo assegno unico e servizi per la famiglia. Si tratta della riorganizzazione complessiva di tutte le risorse in un fondo che diventerà pienamente operativo dal 2021 a seguito della legge delega in discussione ora in Parlamento, che ne definirà le modalità di utilizzo. Per il 2020 questo fondo raccoglie 1,3 miliardi, che sono la dotazione per le principali misure destinate a famiglia e natalità già in vigore (come i bonus bebè, nascita, asili nido, ndr), che vengono così rifinanziate e rimarranno. A queste risorse si aggiungono ulteriori 600 milioni. In tutto fanno quasi 2 miliardi. Per il solo 2020 queste risorse vengono ri-stornate per finanziare gli strumenti attuali, che non possono essere abbandonati all’improvviso. Dal 2021, invece, tutto resterà nel fondo e intanto la somma crescerà: da 600 milioni si passa a 1.044 milioni nel 2021 e 1.244 nel 2022, quando in tutto si potrà quindi contare su oltre 2,5 miliardi. Poi la delega potrà decidere come rafforzare ulteriormente questa cifra. Ad esempio, c’è chi vorrebbe rimettere in gioco gli 80 euro.

E i 600 milioni dove vanno?
Le misure per gli asili nido assorbiranno circa 200 milioni, il resto andrà ad altre forme di sostegno alla famiglia.

Per il cuneo fiscale ci sono 3 miliardi. Come intendete utilizzarli?
Questa misura la vogliamo condividere con il sindacato. Stiamo ragionando su tre ipotesi. La prima è ricomprendere nel beneficio anche gli incapienti, estendendo la platea verso il basso. Si tratta di coloro che non possono godere delle detrazioni e forse in questo caso è meglio pensare a sostegni più mirati. La seconda è ridurre le tasse alla stessa platea beneficiaria del bonus 80 euro. La terza è di estenderla verso l’alto, comprendendo i redditi fino 35mila euro. A mio avviso è la strada migliore perché così allarghiamo la fascia dei beneficiari ad altri 4 milioni di lavoratori, pur se in misura decrescente all’aumentare del reddito.

Quota 100 resta com’è. E poi? Tutti al lavoro fino a 67 anni?
Sì, quel provvedimento non si tocca. Ma abbiamo un problema. Dobbiamo subito aprire un tavolo di confronto per immaginare quale via di uscita offriamo quando finisce quota 100, altrimenti ci sarà un nuovo scalone. Io sono convinto che vada molto accentuata la flessibilità in uscita. Dando ai lavoratori più libertà di scelta.

Il capitolo tasse non è così irrilevante.
Ma non si tratta di tasse sul reddito, sono tutte mirate. Quella sulla plastica orienta l’approccio complessivo del governo che punta sulla sostenibilità ambientale. Ed è la più importante, con un gettito tra gli 800 milioni e il miliardo. Poi c’è quella sulle bevande zuccherate. Infine il prelievo su giochi e tabacchi.

Si è trovato un compromesso sulle "manette agli evasori"?
Difficile pensare di cambiare il codice penale nel decreto fiscale. È giusto pensare anche a un inasprimento delle pene, ma lavoriamo per conquistare le fiducia dei cittadini verso il fisco. Diciamo no ai condoni, sì alla compliance: le sanzioni devono essere conseguenti a questo cambiamento di mentalità. Ecco perché pensiamo a un grande intervento dal 2021 per premiare la fedeltà fiscale e l’utilizzo della moneta elettronica. Abbiamo messo a disposizione tre miliardi.

Scusi, ma dopo tutto il gran parlare di lotta all’evasione, per il 2020 resta tutto com’è? Niente "bonus idraulico" per chi paga con le carte?
Non è detto. Intanto estendiamo la fatturazione elettronica, l’incrocio delle banche dati e lavoriamo per predisporre le piattaforme tecnologiche adatte per i nuovi strumenti. Non è un anno di attesa ma di preparazione. E oggi la tecnologia consente di arrivare a soluzione a breve, a partire della lotterie degli scontrini. Non è necessario aspettare un anno.

Clausole di salvaguardia: avete scalato la montagna dei 23 miliardi del 2020. Ma per gli anni successivi saremo punto e daccapo?
Nel 2021 si riparte da 18 miliardi perché l’operazione di quest’anno consente di ridurre solo un po’ le clausole anche nel prossimo. Ma nel 2022 saranno di nuovo 28 miliardi. L’impegno non è finito. E da qui ad allora è importante avviare una discussione approfondita su Iva e tax expenditures nell’ambito di una riforma fiscale complessiva.


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